Già dai tempi del Cesena Roberto Mancini teneva assiduamente d’occhio Stefano Sensi.

Lo seguiva allo scopo di portarlo con sè all’Inter, ma il giovane avrebbe preso nel frattempo la via del Sassuolo, osservato a distanza dalla Juventus.

Ventitrè anni ma già una discreta gavetta alle spalle:  tra Rimini,  San Marino in Lega Pro e la squadra cesenate, prima di prendersi il Sassuolo diventandone il faro. E la Nazionale, naturalmente, arrivata alla fine dell’anno scorso con il debutto in Italia – Stati Uniti:

“Io sono ambizioso e ho sempre pensato in grande. Volevo la Nazionale e ci sono riuscito”.

Sensi Cesena
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Nel 2014 il Cesena decise di riprenderlo – Stefano è cresciuto nelle giovanili bianconere –  conquistato proprio dalla sua voglia di arrivare in alto:

Dopo tre giorni di lavoro venne a parlarmi Massimo Drago, voleva tenermi, gli piaceva la mia fame”.

Fernando De Argila, il suo primo allenatore, ha un debole per lui talmente grande da affidargli la fascia da Capitano a soli 18 anni, scatenando un putiferio nello spogliatoio del San Marino: “Credo che sia il più forte a dover guidare la squadra”. Per lui Stefano diciottenne è addirittura più forte di Iniesta e Xavi alla medesima età. Di tutt’altra opinione invece Bisoli, che lo ritiene immaturo e privo del giusto atteggiamento.

Fatto sta che Sensi con il mito di Xavi ci è cresciuto: e chissà se è un caso che il regista neroverde sia, tra i centrocampisti con più di venti partite all’attivo, il secondo per precisione di passaggi, preceduto solo da Miralem Pjanic secondo la Opta.

Intanto Mancini si è preso la soddisfazione di chiamarlo a sè in azzurro: un azzurro che per Stefano è l’amore di una vita e che – nonostante il suo metro e sessantotto appena – lo ha portato a segnare di testa, addirittura. Accanto al gol, un grande temperamento, velocità di pensiero e una visione di gioco che tanto può rappresentare per questa Nazionale.

Sensi
(Photo by Claudio Villa/Getty Images)

Un ruolo che non lo vede regista classico, anche se fino al 2015 egli stesso si definisce “mediano davanti alla difesa. Non trequartista, né mezzala”. Eppure al Sassuolo non  ha giocato come tale né con Di Francesco, né con Bucchi. Il suo talento – soprattutto la fantasia – vengono dai mister spostati in avanti  per averli a disposizione nell’ultima parte di campo, mentre indietro si preferiscono compagni dalle maggiori doti fisiche. Così Sensi è diventato nel tempo anche  una ‘mezzala creativa’ e, dall’essere paragonato a Verratti, finisce con il giocarci insieme in azzurro.

Sensi
(Photo by Getty Images/Getty Images)

Indipendentemente dal ruolo, l’importante oggi è che Mancini lo abbia ritrovato: conoscendo Stefano, farà di tutto per tenersi stretta quella maglia tanto amata.