Giovani, talentuosi, multietnici, l’Under 17 Azzurra rappresenta la speranza per il calcio italiano.

Le prestazioni degli azzurrini, arrivati ancora una volta fino alla finale dell’Europeo di categoria -anche se persa- ci invitano a guradre al futuro con ottimismo: il Bel Paese sforna ancora talenti.

Questo è un ottimo punto di partenza ma, tale patrimonio va salvaguardato e coltivato. Dopo la fase di gestazione occorre la crescita fatta di dettami, diligenza ma anche di “coccole”: serve raziocinio nel farli maturare ma anche più coraggio nell’affidarsi a chi è acerbo e ha bisogno anche di sbagliare per crescere.

Chi sono questi ‘Golden Boy’ del calcio tricolore? Conosciamone alcuni che lasciano
intravedere un radioso futuro 

Uno dei simboli di questa selezione è Destiny Udogie.

Nato a Verona da genitori nigeriani, classe 2002, è il terzino sinistro dell’Hellas.
Al fianco di questo ragazzone timido, a incoraggiarlo a credere nel suo sogno, il papà che, da quando nel 2011 Destiny è approdato nel vivaio del Verona, è sempre presente sugli spalti, sia in casa che in trasferta.

Mancino puro, ha un piede educato che gli permette non solo si servire cross precisi ma anche di essere veleneso quando calcia verso la porta avversaria. Cosa che non disdegna… sono ben sei i centri stagionali nelle 22 gare di campionato con l’Under 17 scaligera.

Nel 4-3-1-2 di Nunziata è schierato nei tre di centrocampo.

In attacco, gli Azzurrini offrono tanta qualità con Tongya alle spalle di Esposito e Cudrig.

Franco Tongya, come il compagno, è italiano figlio di stranieri.
Nato a Torino da genitori del Camerun, gioca nella Juve e viene soprannominato «il piccolo Pogba» non solo per fisicità e per la maglia bianconera ma anche per la capacità e qualità nel servire palloni alle punte. Franco è una mezzala a tutto campo con ottimo dribbling, visione di gioco e doti spiccatamente offensive.

Cresciuto nella scuola calcio del Brandizzo prima di approdare a Vinovo, conquistando, nella stagione 2016-17, da capitano lo scudetto Under 15.
Un rendimento che lo ha portato alla chiamata della Nazionale Under 16 prima e di diventare, successivamente, uno dei pilastri dell’attuale Under 17.

L’Europeo da protagonista non è altro che la conseguenza di una stagione strepitosa che lo ha visto totalizzare 13 presenze condite da 5 reti in campionato, e di scendere in campo già 4 volte con la maglia della Primavera bianconera.

Davanti, da servire, ci sono Sebastiano Esposito, già in campo per qualche minuto con la prima squadra nerazzurra e Nicolò Cudrig, friulano che però gioca all’estero.

Classe 2002, nato a Castellammare di Stabia da una famiglia di calciatori (papà, nonno e zio materno), Esposito, nel 2010 viene notato da Roberto Clerici che lo porterà a Brescia. Due anni dopo è la volta delle giovanili dell’Inter. Con l’Under 16 nerazzurra vince lo scudetto ma, prima di brillare all’Europeo ha fatto parlare di se per una stagione da grande in cui ha scalato gerarchie. Ha iniziato l’anno con l’Under 17 (16 gol in 14 partite), è stato “promosso” in Primavera (5 reti in 12 presenze, coppe comprese) fino a essere chiamato da Spalletti che lo ha fatto esordire con la prima squadra nel match di Europa League contro l’Eintracht Francoforte. 

Esposito entra così nella storia diventando il più giovane debuttante di sempre dell’Inter nelle coppe europee, secondo assoluto dopo Bergomi (che iniziò in Coppa Italia), primo 2002 a giocare in una squadra di A, 5° esordiente più giovane di sempre in Europa League. 

Attaccante moderno: agile, rapido ma dotato di fantasia.
La sua specialità? Le punizioni che anche in questo Europeo sono state letali.

immagine: Gioca a calcio

Nicolò Cudrig, friulano cresciuto nelle giovanili dell’Udinese ha scelto l’estero per crescere. Questa estate, infatti, ha chiuso il suo sogno nello zaino ed è partito per il Belgio con la convinzione – purtroppo corretta- che fuori dai confini nazionali avrebbe avuto più opportunità. 
Baby talento classe 2002 e tanto carattere, ha scelto il Cercle Brugge incurante di lasciare gli affetti e la sua Italia per raggiungere il suo obiettivo: diventare un campione.

Scelta giusta che lo ha portato ad allenarsi già con la prima squadra e giocare con l’Under 23, chiaramente sotto età.

Il caso del giovane Nicolò deve però far pensare.

L’Italia deve inizare a cambiare atteggiamento nei confronti dei giovani talenti per evitare un’emorraggia che sarebbe dannosa per il nostro calcio che si attesta già “vecchio”:

L’età media dei calciatori nel campionato italiano
è tra le più alte d’Europa: 27 anni e 46 giorni.

Il futuro del calcio italiano può essere positivo se si avrà il coraggio di credere di più e meglio nei nostri fuoriclasse.