Una gara esemplare e un rigore beffardo: così la Juventus lascia la Champions. Epilogo ingiusto, ma anche pieno di rimpianti per Madama…

Così fa male, veramente male. Fa male perchè ieri sera tutta l’Italia ha visto la vera Juventus, quella dalla pelle dura, quella che sa lottare e sa sacrificarsi… Quanto l’abbiamo aspettata, quella Juve.

Fa male perchè ancora una volta dimosta che le regole del calcio sono fatte per essere sovvertite, che i Campioni non sono Dei e che i fatturati contano ma fino a un certo punto. Che la frase: “Eh, ma se hai Cristiano Ronaldo…” è fatta apposta per riempirsi la bocca. E per pararsi i fondelli soprattutto quando non si fa il massimo.

Fa ancora più male perchè – finalmente!! – dopo 180′ e sette reti subìte il Mister ha capito che il centrocampo a due è un suicidio tattico contro i Blancos: in un impeto di saggezza assoluta vara un 433 che in realtà sa del buon, vecchio 442, modulo che addensa la zona centrale del campo e contiene le spinte degli uomini di Zidane. Saggezza e coraggio: il coraggio di pressare e di andare in vantaggio subito al secondo minuto, con i Campioni d’Europa e Zidane che si ritrovano per dieci minuti buoni a non capire più nulla.

Un Mandzukic improvvisamente ritrovato diventa il portabandiera di questa rimonta che ha dell’ inverosimile: quante squadre in precedenza avevano dominato in tal modo al Santiago Bernabeu? Un cuore immenso e impavido che va a segno non una ma due volte e in un altalenarsi di emozioni la Juventus arremba, pressa e saggiamente argina la carica dei madrileni che sono letteralmente spiazzati dalla foga della Signora con l’abito da sera più bello che si sia visto in questa stagione. E quando Matuidi butta dentro la palla dello 0-3, il popolo bianconero inizia a pensare che possa essere veramente questa la serata in cui la Dea Bendata  restituisca tutto quello che per anni  ha sottratto con dolore. E’ uno stradominio: e Ronaldo, l’immenso CR7, stasera invoca a gran voce il sostegno del pubblico di casa perchè sente vacillare il piedistallo sotto i suoi preziosissimi piedi.

Fa malissimo quel penalty arrivato così, per un episodio solitamente lasciato alle discrezioni arbitrali: e  l’arbitraggio decide di punire e punire severamente – accontentando infine un corollario di  simulazioni intessute per tutta la gara da Ronaldo e company – espellendo Buffon. Vedere Gigi lasciare il campo, consapevoli che fosse la sua ultima in Champions League, ha lo stesso amaro sapore di quella uscita di Zidane in finale Mondiale 2006: un the end troppo severo e assolutamente indegno. Il lieto fine per i bianconeri, in Europa, svanisce di nuovo: senza pietà.

Fanno male, in eguale misura o forse persino di più, tutti i rimpianti con cui lasciamo  questo quarto di finale: il primo, il maggiore, quello di aver buttato la partita all’andata. Quello di non aver varato le medesime scelte di ieri sera a casa nostra, con l’appoggio del nostro pubblico. Quello di esserci nascosti dietro al: “Eh, ma loro sono i più forti”. Balle.

Il rimpianto di aver voluto attendere i supplementari e non aver cavalcato l’onda dell’entusiasmo al terzo gol. Quello di non aver giocato la carta Cuadrado all’ottantesimo, di avere – di nuovo… di nuovo!– ritirato la squadra dal pressing. Se si osa, lo si deve fare fino al 95′: la Roma ce lo ha dimostrato e è stata ripagata. Noi l’abbiamo toccata quell’impresa, ce la potevamo fare: così fa davvero troppo male.

E per finire il rimpianto dovuto alla consapevolezza che questa squadra è lì, pronta. Non si può più aspettare il “dentro o fuori” per dare l’anima. Occorre qualcosa – qualcuno – che ce la faccia tirare fuori sempre, quell’anima: perchè è giusto così,  perchè lo chiede la nostra storia.

Daniela Russo

( tuute le immagini sono tratte da account Facebook Juventus)