Quando si nomina Xabi Alonso la memoria corre subito, veloce e spedita verso il suo periodo d’oro come calciatore.

Considerato come uno dei più grandi centrocampisti della storia del calcio, è riuscito a conquistare importantissimi trofei nei maggiori campionati: Premier League, Liga e Bundesliga.. 

Liverpool, Real Madrid, Bayern Monaco: ecco le squadre dove ha conquistato 19 trofei in totale, tra cui due UEFA Champions League, un Mondiale e due Europei con la nazionale spagnola.

Il suo talento, però, non si è esaurito con il ritiro dal calcio giocato nel 2017.

Da quando ha intrapreso la carriera di allenatore, ha dimostrato di avere leadership, intelligenza e creatività: le stesse doti che lo hanno contraddistinto in campo.

La sua avventura sulla panchina è iniziata nel 2018, quando entra nello staff del Real Madrid come tecnico della squadra giovanile, l’Infantil A.

Il Real, la squadra che lo aveva accolto come giocatore dal 2009 al 2014, con cui aveva vinto una Champions League, una Liga, due Coppe del Re e due Supercoppe europee.

È il suo trampolino di lancio perfetto: vittoria del campionato regionale e semifinale di Youth League.

Già in quelle primissime battute, mostra già una propensione per un calcio offensivo, basato principalmente sul possesso palla e pressione alta.

Il 1° giugno 2019 viene annunciato come allenatore della Real Sociedad B, squadra riserve del club con cui ha debuttato nel 2001. Al termine della stagione, ottiene la promozione della terza alla seconda divisione spagnola: risultato storico per la società.

Il 5 ottobre 2022, il salto di qualità: accetta l’offerta del Bayer Leverkusen, una delle squadre più importanti della Bundesliga.

La squadra, tuttavia, è penultima in classifica con 5 punti raccolti nelle prime 8 partite, dopo aver concluso la stagione al dodicesimo posto.

Alonso ha dato quella svolta necessaria, trasformando il Leverkusen in una macchina da gol che assicura uno spettacolo continuo.

Conclude la stagione con un sesto posto in Bundeslinga e in semifinale di Europa League, persa contro la Roma.

E continua a macinare successi, come testimonia la classifica: 55 punti, 17 vittorie, 4 pareggi e 0 sconfitte. Per non parlare poi di 55 gol e appena 14 subiti, la miglior difesa del campionato.

A 5 punti di distanza il Bayern Monaco, battuto il 10 febbraio per 3-0.

Da allora, non si parla d’altro che dello show di Xabi Alonso e del suo Bayer Leverkusen: calcio divertente e propositivo.

Anzi, si parla anche di Alonso e del suo futuro. Il contratto che lo lega alla squadra scadrà il 30 giugno 2024, e il suo nome è già stato accostato a diversi club.

“Resta qui, ne sono sicuro. Una cosa è il contratto, un’altra è il sentirsi a casa, a proprio agio, con la famiglia, in questo club. E poi noi abbiamo prospettive di crescita anche per il prossimo anno”.

Queste le parole di Simon Rolfee, amministratore delegato del club tedesco, blindando pubblicamente il tecnico.

Qual è il segreto del successo di Alonso?

Innanzitutto, la sua capacità di adattare il suo stile di gioco alle caratteristiche dei suoi giocatori, senza rinunciare ai suoi principi.

Alonso predilige un 3-4-2-1 asimmetrico, che si trasforma in un 4-2-3-1 o in un 3-2-2-3 a seconda delle fasi di gioco.

In questo modo, sfrutta al meglio le qualità dei suoi esterni che si alternano tra la fase difensiva e quella offensiva, creando superiorità numerica e sbilanciando la difesa avversaria.

Inoltre, Alonso enfatizza il gioco di costruzione sotto pressione, invitando l’avversario a salire per poi sfruttare gli spazi che si creano alle sue spalle.

In questo scenario, diventano fondamentali i giocatori veloci e tecnici che sono in grado di saltare l’uomo e di innescare azioni pericolose. Alonso, poi, non trascura la fase di non possesso, applicando una strategia di contro-pressing che costringe l’avversario a giocare sulle fasce, dove viene intrappolato e costretto all’errore.

“Banalmente, è la squadra che propone il miglior calcio in Germania,” sottolinea Oliver Neuville, vice-allenatore del Borussia Mönchengladbach e bandiera del Bayer dal 1999 al 2004.

Continua poi così: “La formazione di Xabi Alonso non rinuncia mai a giocare all’attacco. È incredibile. E non deve sorprendere quindi che molte loro vittorie siano giunte nei minuti finali. Le qualità individuali non mancano, in particolare in attacco. Ma a fare la differenza, a mio avviso, è il collettivo.”

Un calcio che ricorda quello dei suoi ex allenatori, come Pep Guardiola, José Mourinho e Carlo Ancelotti.

Ma Alonso non si accontenta: il suo obiettivo è vincere il titolo, che manca al club dal 1988, e magari fare bene anche in Europa, dove affronterà il Manchester United negli ottavi di finale della Champions League.

 

Rosaria Picale