Mettersi al timone di una nave quasi alla deriva, che continuava a navigare in acqua turbolenti senza una direzione chiara, è sempre un rischio. Ma Francesco Calzona, alla guida del Napoli dallo scorso 19 febbraio 2024, è riuscito a riprendere il timone della nave.

E non in una partita semplice, ma l’esordio in Champions League nella sfida d’andata contro il Barcellona, terminata 1-1 (gol di Osimhen).

La sua visione ha saputo ristabilire un ordine, anche grazie a tre concetti basilari che possono sintetizzare queste prime settimane sulla panchina azzurra: difesa alta, costruzione dal basso e recupero palla.

Un leggero riordino delle carte, che può in un qualche modo, placare la situazione disastrosa in cui il Napoli si stava trovando.

Ovviamente, per quanto riguarda il futuro è ancora tutto da vedere, senza soffermarsi troppo su possibili prolungamenti o estensioni del contratto.

“Mi trovavo in Calabria, i miei genitori vivono lì con mio fratello,” ha raccontato il tecnico, originario di Vibo Valentia, parlando della telefonata che lo ha portato a Napoli.

Prosegue così: “Ho ricevuto la telefonata di un dirigente del Napoli: mai avuto dubbi ad accettare il Napoli.”

Nessun dubbio per Calzona, non abituato alle zone di comfort o semplici.

“Sono andato in Slovacchia, un paese che non conoscevo. Le sfide mi piacciono. Napoli fa parte della mia vita e dare una mano a loro era una grande cosa. Ai miei non ho detto niente fino a sera perché hanno una certa età e non volevo si agitassero. Papà guarda il Napoli sempre a prescindere dalla mia presenza”.

E poi il curioso retroscena sul suo ritorno nella città partenopea: “Venivo dalla Calabria con una macchina a noleggio, quando sono entrato in tangenziale ho tirato giù il finestrino e ho dato un urlo in mezzo al traffico, mi era salita tantissima adrenalina per la gioia di essere tornato a Napoli”.

Già perché Calzona ha già respirato e vissuto l’aria di Napoli, nelle due ere più importanti della storia recente: vice di Sarri dal 2015 al 2018, e ancora vice di Spalletti nella prima stagione del tecnico toscano.

Dopo una gioventù passato sui campi di serie minori, si ritrova a fare il rappresentante di caffè. Poi, il rincontro con Maurizio Sarri, suo allenatore nel 2000 al Tegoleto e la loro gavetta quasi in sincrono per 13 anni: Avellino, la prima, poi Verona, Perugia, Grosseto, Alessandria, Sorrento, Empoli e proprio Napoli.

Poi nel 2018, la partenza di Sarri al Chelsea separa la strana coppia, con Francesco Calzona che diventa il vice di Eusebio di Francesco al Cagliari, e poi il ritorno a Napoli con Luciano Spalletti.

Il vice, l’uomo “nell’ombra”: titolo che, però, non gli si addice affatto.

In una sua intervista alla federazione slovacca, dopo aver ottenuto l’incarico da CT, ha tenuto a precisare come abbia sempre avuto spazio per stare a contatto dai suoi allenatori, quasi “maestri”: conoscere, raccogliere e poi fare di tutto ciò la sua tesi, il suo concetto.

Idee e ispirazioni che vi valgono la volata in Slovacchia, come CT della Nazionale, ottenendo la qualificazione ad Euro 2024. Anche grazie a un piccolo aiuto napoletano. Fu proprio, Marek Hamsik, a prendere il suo numero in rubrico e inviarlo ai capi federazione.

Mai banale, insomma, mai scontato.

Del resto, accettare l’incarico di riprendere le redini del Napoli come terzo allenatore in una stagione lo è già di per sé.

“Avevo fallito da calciatore e volevo arrivare nel calcio che conta, ora ci sono arrivato. Da qui a dieci anni spero di essere su una panchina importante, perché vorrà dire che me la sono meritata”.

Parole che risultano “profetiche” rilasciate durante un’intervista da Francesco Calzona.

Non sappiamo bene dove il Napoli, possa arrivare: prossima partita il ritorno degli ottavi contro il Barcellona.

 

Rosaria Picale