Brutto stop degli Azzurrini che a Bologna hanno perso per 1-0 contro la Polonia. Una partita dominata dall’Italia con un 60% di possesso palla e più di 30 tiri in porta che è sfociata però in un ko difficilissimo da digerire. La situazione nel girone si complica e la qualificazione alle semifinali è a rischio. Grande trascinatore in campo dell’Under-21 sicuramente Federico Chiesa, autore di una doppietta contro la Spagna, migliore in campo contro i polacchi e conteso dalle big di Serie A e estere. 

Il calcio sì, è nel suo dna. È figlio di Enrico Chiesa che è stato un attaccante straordinario. Lui è riuscito però da solo e con le sue capacità, a prendersi la scena e far innamorare tutta la piazza Viola e non solo. 

Ha fatto tanta strada partendo da giovanissimo nelle giovanili della Settignanese, squadra di Coverciano. A 10 anni è già nel settore giovanile della Fiorentina e dimostra da subito il suo talento, prima negli Allievi poi nella Primavera. È Paulo Sousa a volerlo fortemente in prima squadra, ed è a lui che l’attaccante attribuisce il 70% dei meriti della sua evoluzione. L’ex tecnico viola lo convoca per il ritiro estivo che precede la stagione 2016-2017. Il 20 agosto 2016, a 18 anni e 10 mesi, lo fa esordire in Serie A: prima giornata di campionato a Torino contro la Juventus, persa poi per 2-1. 

federico chiesa
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La sua avventura in azzurro comincia invece con l’Under-19, gioca solo tre partite, poi viene convocato in Under-20. Anche qui la sua esperienza dura poco, a marzo 2017 viene chiamato per la prima volta in Under-21, ma è a marzo 2018 che Luigi Di Biagio, Ct ad interim, convoca l’attaccante per la prima volta in Nazionale.

Federico Chiesa è doti fisiche e completezza tecnica. Molto abile nel dribbling, dotato di un ottimo scatto e abile dal liberarsi dalle marcature anche strette, destro o sinistro non fa differenza per lui, utilizza i piedi quasi indistintamente. A 21 anni conta già 100 presenze in Serie A e 15 reti.

“Ma io devo ancora dimostrare tutto. Mio padre una volta mi ha detto: diventerai un giocatore di Serie A quando avrai fatto almeno trecento presenze”.

L’attaccante, nonostante gli impegni in campo, non ha mai abbandonato gli studi. Al calcio ha infatti sempre affiancato gli impegni scolastici. Dopo sette anni di scuola internazionale nel 2015 si è iscritto all’Università, Scienze Motorie, ma con un occhio alla Chimica, vista la passione per le scienze. 

Un vero campione che non si è mai montato la testa. Niente tatuaggi, niente macchine lussuose, solo tanto impegno, concentrazione e la famiglia, suo pilastro fondamentale. 

“Sul Cayenne non mi vedrete mai. Il calcio oggi è anche molta immagine. Ma a me importa poco”.

Chissà se alla fine l’allievo supererà il maestro-papà.