Dopo una corsa lunga quattro anni la Serie A cambia totalmente scenario e dalle predominanti cavalcate della zebra bianconera si passa a un clima meno solitario e più combattuto. Colpo di scena in questo avvio di stagione: i nerazzurri tornano a sventolare alte le bandiere oltre le mura di Castello Sforzesco trovando però un’elegante contendente al trono che dipinge di viola la classifica e incanta come un quadro degno di Palazzo Pitti.

Una poltrona per due” dal valore di 27 punti. Due capolista estremamente diverse: l’Inter dimostra un tatticismo difensivo che le permette di vincere senza “convincere”; la Fiorentina, al contrario, incanta con il suo dinamismo offensivo.

INTER: Dopo lunghi anni, più neri che azzurri, risorge pian piano e, imponendo la maestosità di una difesa inespugnabile, si impone sulla vetta della classifica non permettendo a nessuno, eccetto ai diretti rivali “di poltrona”, di fare bottino fuori e dentro le mura del Meazza. Miglior difesa del campionato con appena 7 gol subiti (di cui 4 incassati proprio dall’attacco viola), una sola sconfitta, tre pareggi e otto vittorie: da Milano non si passa senza prima chieder permesso alla linea difensiva nerazzurra che finora ha permesso 51 tiri in porta (4 a partita).

A sbarrare ogni possibile entrata ci pensa Handanovic il santo dalle parate d’oro che 22 volte su 42 è intervenuto in modo decisivo. Si difende ma non attacca l’Inter e quando lo fa, muovendosi a mo’ di pedone sulla grande scacchiera, si sposta giusto di una casella, fa bottino, accumula punti e sale di tre gradini. I nerazzurri non si perdono in sfarzi inutili e faticosi: 12 gol segnati (1 a partita) sono la conferma del risparmio energetico fissato sull’1 a 0. La pragmaticità, il cinismo, la qualità e la forza dei singoli: sono queste le direttive di Mancini per questa armata nerazzurra. Un’armata che magari è poco spettacolare ma è solida tanto da riuscire a portare a casa punti.

FIORENTINA: A creare lo spettacolo però ci pensa l’altra capolista. Alle mura di Castello Sforzesco, infatti, i fiorentini contrappongono l’eleganza e la spettacolarità di Palazzo Pitti in un quadro in cui i protagonisti sono il sincronismo e la padronanza di gioco. La percentuale più alta di possesso palla  60,7% (superiore pure a quello registrato dai campioni d’Europa), il miglior calcio giocato sia in casa che in trasferta e il secondo miglior attacco di serie A sono gli elementi di una Fiorentina divertente e sontuosa.

Con il doppio dei gol segnati rispetto ai rivali nerazzurri (24), di cui 12 messi in rete solo da Kalinic e Ilicic, i viola hanno più statue da erigere ai centravanti che ai difensori. Diverte, non conosce staticità, anzi, gioca tutto sul dinamismo e la collaborazione dando vita a uno spettacolo tutt’altro che noioso. A volte però, spingendosi troppo alla conquista del territorio avversario si fa cogliere impreparata. Si spinge in avanti e rischia dietro: ecco spiegate le disfatte contro Torino, Napoli e Roma. A Firenze non c’è alcun santo dalle parate d’oro, ma tanti cavalieri che muniti di taglienti lame fanno a pezzi le difese altrui: ben 42 cross riusciti, 11 assist vincenti e 65 tiri verso lo specchio della porta. Più altalenante rispetto ai nerazzurri: la Viola ha due sconfitte in più e gli scontri diretti (con Napoli e Roma) già disputati ma compensa con uno zero alla casella pareggi (contro i 3 dell’Inter). Questa Fiorentina è “Guelfo o Ghibellino”: o vince o perde.

 Chi tra le due manterrà “la poltrona” di capolista sarà il tempo a dirlo: l’una tattica, concreta, vincente ma non brillante, solida in difesa e timorosa in attacco è l’esatto disegno firmato Mancini; l’altra elegante, vivace, efficiente, brillante più in avanti che in difesa è il ritratto dello stratega Sousa.
Egle Patané