Fino a poco tempo fa il rinnovo del contratto di Francesco Totti sembrava una partita infinita giocata tra il calciatore e la società, oggi quel match è finito e a vincere sono state entrambe le parti, come compagni di squadra. Un’altra stagione da calciatore e sei anni da dirigente, è questo il futuro di Francesco che il prolungamento del contratto se lo è guadagnato non a parole, ma sul campo. All’età di 39 anni è stato ancora capace di prendere la sua Roma per mano e accompagnarla a stanziarsi in quel terzo posto che sa di Champions, dimostrando come, chi ha il DNA del campione, sa essere protagonista anche soltanto giocando uno stralcio di gara. A far cambiare idea al patron giallorosso (il quale fino ad aprile non sembrava intenzionato a prolungare il contratto al dieci romanista), non è stata l’ora di colloquio avuta nel pomeriggio di oggi con il capitano, ma le prestazioni che la stessa bandiera romana ha disputato nelle ultime giornate di Campionato. In Roma-Bologna gli sono bastati cinque minuti per servire l’assist vincente a Salah, con il quale la squadra ha pareggiato i conti. Undici giorni più tardi, dopo aver calcato il campo per 8′, ha realizzato la personale 301a rete, permettendo ai suoi di non perdere la sfida contro l’Atalanta, ma il meglio doveva ancora arrivare. Se infatti avesse avuto ancora qualcosa da dimostrare, Totti ha trovato il modo migliore per rispondere a chi lo diceva calcisticamente finito in Roma-Torino: 180 secondi, due palloni toccati, due gol realizzati.

5 gol in 386′ totali giocati, uno ogni 65,6 minuti (nessuno ha fatto meglio di lui nei cinque maggiori campionati europei) che, sommati a quelli segnati nelle precedenti 23 stagioni, rendono Totti il secondo miglior marcatore italiano di tutti i tempi con 304, secondo solo a Piola. Di fronte al linguaggio universale rappresentato dai numeri, all’americano presidente non sono servite traduzioni, perchè questo è Totti, questo è il calcio. Lo sa bene anche Luciano Spalletti, protagonista insieme al calciatore di un rapporto “amore-odio”, in cui si sono alternati malumori e  qualche frecciata di troppo; un legame sfociato poi in un abbraccio coronato da un “vogliamoci bene per amore della Roma”. Il 3 marzo scorso la nostra Egle Patanè ha scritto al riguardo “Alle coincidenze non c’è mai fine ma, forse, sorge spontaneo pensare o semplicemente provare a supporre che possa essere stato tutta una psicologia inversa con la quale Spalletti, che Totti lo conosce fin troppo bene, abbia provato a estrapolare le potenzialità che per mesi erano rimaste intrappolate ed assopite e che con toni morbidi e modesti, probabilmente non sarebbero esplose. Barlume di speranza? Chi lo sa che magari questo temuto divorzio non avvenga e che il lieto fine sia il risultato di una stagione ricca di imprese.” Oggi, nel giorno della ricorrenza della fondazione del club capitolino, il lieto fine è arrivato e Totti continua a vestire la maglia giallorossa con cui il dal 28 marzo 1993 ha debuttato nella massima serie, la stessa con la quale concluderà la sua carriera da giocatore. Se è vero che l’amore è eterno finché dura, nella città eterna c’è “un unico grande amore” destinato a non finire mai ed è quello tra una squadra, la Roma, e il suo capitano.

Chiara Vernini