“Il Pallone d’oro io a Baggio lo darei”. Tra il serio e il faceto, quella sera del 5 maggio 1993, quella frase pronunciata ai giornalisti dopo la doppietta in Coppa UEFA con il Borussia Dortmund, fu profetica.
Quello stesso anno (28 dicembre 1993) infatti Roberto Baggio da Caldogno, vince il Pallone d’Oro: sarà il terzo italiano a conquistare il prestigioso trofeo con un plebiscito 142 voti su 155 disponibili.

France Football quell’anno premiò il talento calcistico più puro che l’Italia poteva esprimere; un uomo che non ha mai mollato davanti alle difficoltà e ai guai fisici che la vita non gli ha risparmiato.

Con quel riconoscimento, l’anno successivo Baggio si presenta ai Mondiali in Brasile con in panchina Arrigo Sacchi. Aspettative e voglia di vincere che salgono di partita in partita fino alla finale contro i padroni di casa. Sarà una gara che il Divin Codino non dimenticherà: il rumore del pallone stampato sulla traversa nell’ultimo rigore, quella palla passata “a tanto così” dalla porta hanno fatto il giro del mondo.

Di tempo ne è passato, eppure non ho mai smesso di pensarci. Gli anni immediatamente successivi a Pasedena sono stati i peggiori.

Roberto Baggio “Una porta nel cielo”.

Fiorentina, Juventus, Bologna, Milan, Inter, Brescia: un palmares di trofei e squadre nelle quali la sua stella ha sempre fatto la differenza in campo e fuori.

Oggi il Divin Codino festeggia i suoi primi 50 anni e noi di Gol di Tacco lo vogliamo omaggiare con una frase di Lucio Dalla riportata nella quarta di copertina della sua autobiografia “Una porta nel cielo”:

A veder giocare Baggio ci si sente bambini… Baggio è l’impossibile che diventa possibile, una nevicata che scende giù da una porta aperta nel cielo.

Francesca Di Giuseppe