L’esonero di Mihajlovic e l’arrivo di Brocchi doveva rappresentare la rinascita e la rivoluzione del bel gioco, ma così non è stato, anzi. I numeri del Milan parlano chiaro: nelle ultime otto partite di campionato, i tre punti sono arrivati una sola volta (tre pareggi e quattro sconfitte), troppo poco per continuare a lottare per il sesto posto. Se analizziamo l’ultima partita, dobbiamo tenere presente che contro l’Hellas il Milan ha subito 28 tiri, di cui 12 nello specchio: mai così tanti per i rossoneri nella Serie A 15-16.  I tifosi non ne possono più, la loro delusione e rabbia verso una società che non è più in grado di gestire squadra e allenatore è ai massimi storici.

Sinisa MihajlovicLa crisi è iniziata nel 2014 e ha visto un susseguirsi di esoneri e arrivi sulla panchina che alla fine non hanno portato nulla. Ogni anno si è parlato di rivoluzione, di obiettivi importanti ma ogni stagione è stata deludente. Adesso, nel 2016 è ora di cambiare, veramente. Cinesi o non cinesi, con o senza nuovi soci, la squadra attuale subirà un profondo restyling. Secondo molti però la rivoluzione dovrebbe partire dai vertici della società, perché se hai una società solida, lo è anche la squadra e Berlusconi ormai ha fatto il suo tempo. Un ringraziamento al patron rossonero è di certo d’obbligo, con lui il Milan è entrato nella storia del calcio mondiale. Quei tempi però sembrano lontani anni luce, perché dal paradiso i rossoneri sono scesi all’inferno.

brocchi.milan.pensieroso.2014.2015.356x237Dopo la sconfitta contro l’Hellas, a Premium Sport Cristian Brocchi non cerca scuse: “In questo momento sono io che rappresento la squadra e mi assumo le responsabilità di tutto. Oggi non abbiamo fatto bene, non abbiamo fatto nulla di quanto preparato in settimana ed è arrivata una brutta sconfitta che dice che dobbiamo lavorare, lavorare, lavorare.  Come si riaccende l’interruttore? Bella domanda, su questo bisogna lavorare, perché anche oggi si è spenta la luce. Nei momenti di difficoltà i ragazzi iniziano a fare fatica a giocare insieme e quando succede questo si va incontro a brutte situazioni. Se ho parlato con la società? Sì, mi sono confrontato con Galliani. C’è delusione, è normale, adesso bisogna incassare un colpo che è sicuramente duro ma c’è da rialzare la testa e lavorare per ripartire. Sicuramente è un passo indietro rispetto al Carpi, perché la squadra contro il Verona si è disunita: abbiamo faticato il doppio e non siamo riusciti a creare azioni importanti, per vincere la squadra deve essere un pezzo unico dal 1′ al 90′ e questo ancora non si riesce a farlo. Vanno messe a posto delle cose fatte male da punto di vista tattico, ma il limite vero su cui devo per forza lavorare è questo blackout di squadra che porta il gruppo a disunirsi”.

La partita di domenica con il Frosinone a San Siro dove Brocchi si giocherà il tutto per tutto, sarà  uno spartiacque per il quinto allenatore arrivato sulla panchina del Milan negli ultimi 27 mesi. Proprio così, perché in caso di un’altra brutta figura la sua esperienza sulla panchina della prima squadra potrebbe già finire. L’unica ancora di salvezza rimane la finale di Coppa Italia: una vittoria renderebbe meno amara un’altra stagione disastrosa.

Tutto questo mentre Allegri, scaricato nel gennaio 2014 come fosse un incapace, a Torino festeggia il secondo scudetto consecutivo alla guida della Juve, il quinto di fila dei bianconeri.

Barbara Roviello Ghiringhelli