Rabbia da un lato, nostalgia dall’altro è ciò che si respira tra gli spalti del Meazza. Un’Inter deludente quella di questo 2016 e i tifosi (quelli di sempre) gli stessi che fino a poco tempo fa cantavano fieri di rivedere la benamata lassù dove non tornava da anni, non ci stanno e non tardano ad arrivare le contestazioni e i cori di dissenso. Raffreddata dal Sassuolo, gelata nel derby, ibernata dalla Fiorentina: tifoseria fredda ma mai distaccata; basta poco per scaldare il cuore dei nerazzurri e a scaldare il Meazza ci pensa lui, che di freddezza pare ne abbia avuta sempre fin troppa, eppure, senza tante smancerie e giri di parole l’Inter l’ha amata e resa grande, motivo per cui la famiglia nerazzurra non smetterà mai di ringraziarlo. Signore e signori…lo “Special One”.

La storia dell’Inter riunita in una tribuna. Ieri, oggi e domani…A sedere accanto Thohir, anche Ronaldo ma, c’è chi, evidentemente, non ha ancora digerito il “Ronaldo rossonero“, niente adulazioni per il fenomeno, gli applausi sono tutti per Mourinho.

Contestazioni da un lato, ricordi, forse troppi, dall’altro e San Siro si colora di un clima di nostalgica consapevolezza di “C’era una volta una grande Inter” ma, purché stupendi, pur sempre ricordi e tornare alla realtà per rialzarsi era necessario più che importante e dalla Pinetina agli spalti il monito era uno: vietato sbagliare, non ancora una volta. Impronta 2015: non brillanti, tantomeno spettacolari, i nerazzurri fanno esultare San Siro tre volte e Mancini torna a sorridere. L’Inter, nonostante vanti ancora il terzo posto di miglior difesa, si fa incalzare il gol del 3-1 ad un minuto dalla fine da buona tradizionalista quale è. Il miglior attacco è la difesa dicevano e a sottolinearlo ci pensano D’Ambrosio e Miranda. Il primo tempo, decisamente sotto tono, non regala emozioni particolari ma, a far scalpitare il cuore dei nerazzurri, ci pensa Biabiany che ingrana la marcia e procura l’angolo che al 23’ permette a D’Ambrosio di segnare il primo gol in maglia nerazzurra. Lo stesso terzino fa tremare i tifosi, quando, con un braccio intercetta in area un tiro di Correa che, fortunatamente, Massa non vede. I ricordi riaffiorano durante l’intervallo, quando, la curva omaggia una coreografia a Josè Mourinho, seduto tra il vice presidente “Capitan” Zanetti e Moratti.

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Rivedere Moratti è come tornare a casa, ho sempre un rapporto con loro anche se sono stato fuori quasi sei anni. Tornare a casa però è sentire che non siano passati sei anni ma sei giorni; siamo stati sempre vicini e la cosa più importante nel calcio è il rapporto umano, che rimane per sempre al di là del risultato”.

Nel secondo tempo si ritorna in campo a formazioni invariate e al 6’ minuto ci pensa il made in Inter, ormai doriano, a far sussultare il pubblico e sponda di Dodò di testa per Ranocchia che non ci arriva, gol mancato per i blucerchiati. Gol sbagliato, gol subito e al 57’ su un altro corner, sponda di Melo e Miranda la mette dentro segnando, anche lui, il primo gol in maglia nerazzurra e in serie A. Viviano intercetta la palla parandola ma oltre la linea: raddoppio Inter confermato dal line technology. Al 28’ Muriel perde palla a centrocampo e Icardi, approfittandone, supera Ranocchia e scavalca Viviano segnando, sotto curva, nell’angolino destro il quinto gol contro la sua ex squadra incartando l’11’ gol stagionale come regalo di compleanno. Al 92′ Quagliarella segna il primo gol con la maglia blucerchiata ma inutile a livello di risultato, triplice fischio, è game over a San Siro. L’Inter sale a 48 punti, scavalcando la Roma impegnata nel posticipo di questa sera contro il Palermo, la Samp, invece, si complica ulteriormente la situazione perdendo altri 3 punti e avvicinandosi sempre di più alla zona retrocessione.

 

Egle Patané