Undici abbonamenti. Solo undici. “Solo amore”, invece, recitava la scorsa campagna abbonamenti. Ma l’amore non si compra, soprattutto nel calcio. Anche quella campagna non andò particolarmente bene, ma neanche così male. L’amore si conquista e, in molti anni di perseveranza negativa, si perde definitivamente. Undici abbonamenti, infatti, sono solamente il risultato della somma di tante promesse non mantenute e di tante situazioni in cui i tifosi si sono sentiti al centro di una grande e romanzata barzelletta. Ed è, poi, il sentore che si sta per aprire una nuova finestra di mercato che ha poco di calcio e molto di davanzale. E’ lì che per l’ennesima volta i tifosi laziali rimarranno a guardare le altre squadre in vena di presentazioni e colpi nuovi. E’ lì che che leggeranno dell’ennesimo fax non partito o della linea internet a rilento. Proprio come questa Lazio che sembra non voler proprio decollare. I tifosi sono solo gli ultimi di una lunga serie di persone fuggite via da Formello con gli occhi sgranati. Se un allenatore, dopo aver firmato un contratto, consegna le dimissioni abbandonando la squadra, diventa il bersaglio del popolo intero. Ma non a Roma, in sponda biancoceleste, dove lascia un ricordo indelebile come beniamino di una tifoseria. Perchè, Marcelo Bielsa, è il riassunto della tifoseria laziale al gran completo: promesse non mantenute, parole rimangiate, comunicati al sapore di banalità e conferenza senza contraddittorio (pane quotidiano del giornalista). Se gli allenatori e i giocatori mettono la Lazio in un angolo, la comunicazione non è da meno. E a rimetterci sono gli incolpevoli tifosi. Tranne undici, ai quali sembra andar bene così. O che non sanno rinunciare a quegli spalti che ormai sono il posto più visibile per poter gridare la propria rabbia a chi gli ha tolto una passione e un momento felice. Benvenuti nel mondo Lazio dove, grazie a una dirigenza da prima pagina, il giornalista non è più un terrorista, l’allenatore dimissionario non è un uomo piccolo e i calciatori non sono poi così viziati.

Francesca Cuccuini