Kean e Cutrone: quando i giovani stanno a guardare

Si fanno trovare pronti e dimostrano di avere le stìmmate da campioni ma restano in panchina a guardare

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Le copertine e i titoli sono tutti per lui, Moise Bioty Kean, 19 anni e un’occasione sfrutattata da grande.

Corsa, tecnica, carattere, movimenti, intelligenza tattica, due gol, colpi intrisi di talento, tutto in una notte la sua notte, finalmente quella da titolare.

In campo dal primo minuto, alla prima occasione, dopo appena dieci minuti, realizza il primo gol della stagione in campionato.

Come a ribadire, sono pronto!

Perchè il giovane Kean, già in Coppa Italia con il Bologna, aveva dimostrato di essere uno che sa giocarsi bene le sue carte: si è proposto, ha lottato e segnato anche un gol, quello del raddoppio. 

I numeri parlano chiaro: due partite da titolare, 116′ giocati, tre gol.

Ma non è una novità…

Il classe 2000 della Juventus, nato a Vercelli da genitori ivoriani, fa parlare di sè come di un talento già da un po’.

Basti pensare che da quando fa parte della prima squadra della Juve ha realizzato 4 reti in 8 partite di cui 3 da titolare.

(Photo by Emilio Andreoli/Getty Images)

Millennial dei record:

E’ stato il primo classe 2000 ad aver esordito e segnato in Serie A, il primo millennial a esordire in Champions e anche il primo a indossare la maglia della Nazionale.
Insomma, Moise ha sempre dimostrato di essere un predestinato, sin dalle giovanili quando giocava con le categorie superiori, sia in bianconero che in Nazionale ha sempre dimostrato di essere pronto per lo step successivo.

Nonostante le doti da protagonista, il ruolo predominante di Kean in questa stagione è stato quello delle spettore.

Stessa sorte per Cutrone…

Nella scorsa stagione Patrick Cutrone ha sorpreso tutti e anche in questa ha più volte dimostrato di avere numeri da grande, nonostante i suoi 21 anni. L’ottimo rendimento non è bastato a fargli ottenere lo spazio che merita.

(Immagine: Getty Images)

Non sono bastati i 9 gol realizzati in questa stagione -prima dell’approdo a Milano di Piatek-. Non sono bastate le prestazioni dell’attaccante che spesso ha tolto le castagne dal fuoco. Non è bastata una stagione -la scorsa- in cui ha segnato 10 gol in 28 partite, posizionandosi dietro Kylian Mbappé, l’unico Under20 che ha fatto meglio di lui in Europa.

Mbappé, beato lui… milita dove non c’è paura di puntare sui giovani affidandogli maglie da titolare…

Oggi il francese, nonostante i suoi 20 anni, è considerato già un grande.
Merito del suo talento ma anche di club che hanno compreso che per affinare le sue doti innate doveva accumulare minuti, doveva giocare.
E così, senza remore, esordisce in prima squadra, nel Monaco, a poco più di 16 anni.

“Il talento non si misura con la carta d’identità”

Questa è la filosofia di Jardim che non ha avuto timore nel buttarlo nella mischia, nel supportarlo e poi nell’imporlo titolare.

Così, la giovane promessa è diventato realtà, prima del club del Principato poi di un club come il PSG che non ha pensato minimamente di farlo accomodare in panchina a guardare i vari campioni.

(Photo by Shaun Botterill – FIFA/FIFA via Getty Images)

Ma perchè in Italia è difficile avere il coraggio di puntare sui giovani?

Il talento Made in Italy non è estinto ma c’è un atteggiamento troppo esterofilo e troppo cauto dietro quel “non bisogna bruciare le tappe” che rischia di mandare in frantumi (o all’estero) il talento.

 “I ragazzi forti li abbiamo, ma bisogna dare loro fiducia:
all’estero li mandano in campo senza problemi
e li lasciano sbagliare senza mettere pressione”.

Così si era espresso in merito Mancini ma il messaggio sembra non essere stato ben recepito.

 

Caterina Autiero

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