Karius, portiere dei Reds, a Kiev con i suoi clamorosi errori ha pesato sulla sconfitta della sua squadra alla finale di Champions; un fallimento vissuto “in solitaria” che brucia oggi ancora di più come si legge in un suo tweet

 

Nel calcio il più solitario dei ruoli è quello del portiere: risponde delle sue “papere” senza poterle alleggerire dividendone il peso della responsabilità con gli altri componenti della squadra.

(Immagini tratte da gazzetta.it)

Una consapevolezza che ha acquisito il portiere del Liverpool Loris Karius dopo la finale di Champions dell’altra sera;  i suoi due noti e clamorosi errori hanno facilitato la vittoria del Real Madrid e assicurato giornate buie all’estremo difensore dei Reds. 

“I miei errori costano tantissimo – ha dichiarato dopo la partita  – mi dispiace per tutte le persone del club, ho rovinato la partita e deluso la mia squadra”.

Partita fallita, compagni delusi, carriera in fase d’arresto, raffica di commenti sui Social (dal sarcasmo alla compassione sino alle critiche più spietate) sono stati il preludio; come in molti avevano predetto senso di colpa, inadeguatezza e fallimento sono ancora più forti nel “dopo” tanto che in queste ore Karius ha sintetizzato tutta la sua difficoltà emotiva in un post su Twitter.

 

Perché anche se d’ora in poi giocherà bene, sarà sempre ricordato per la ‘macchia’ di Kiev, non verrà mai perdonato del tutto e neppure forse si perdonerà lui. 

Ha colpito molto anche il fatto che, al fischio finale del match, Karius crollato in lacrime sul prato dello Stadio di Kiev non sia stato raggiunto da nessun compagno di squadra, solitario anche nel dolore.

Addirittura a farsi avanti per tentare di consolarlo è stato Bale, proprio colui che lo ha battuto. Grande gesto da avversarario leale e corretto.

Che il calcio sia uno sport di squadra e non un torneo di tennis individuale lo si dovrebbe ricordare sempre, anche e soprattutto durante cocenti sconfitte e delusioni.

Una nota di merito a proposito è stata rappresentata dai supporters dei Reds presenti nella curva a Kiev, sotto la quale l’estremo difensore di è recato in lacrime chiedendo pubblicamente venia. Il giovane è stato sorretto da un lungo applauso che testimonia la grande sportività tutta made in England: un balsamo gradito al portiere che, purtroppo, farà i conti a lungo con questa cocente e indelebile ferita.

Silvia Sanmory