Il tecnico suona la carica e il terzo portiere cala la saracinesca: così Gattuso e Antonio Donnarumma lanciano il Milan in semifinale di Coppa Italia

Aveva detto che doveva essere come una finale mondiale, Gennaro Gattuso: e così è stata. Ancora non sappiamo se cambierà la stagione del Milan, ma sicuramente il mister ha cambiato per una sera l’atteggiamento dei suoi. Nella sfida stracittadina i rossoneri sono stati caparbi e hanno cercato la vittoria con convinzione e sempre con maggiore pericolosità dei ragazzi di Spalletti. Come lo stesso Ringhio ha evidenziato: “Oggi abbiamo saputo battagliare”.

Rino sotto la pioggia battente di Milano avrebbe voluto sfilare anche lui la maglia, come Patrick Cutrone al momento della rete che ha segnato il match. Lui che tra gli allenatori si definisce “il più scarso”, e che talvolta si vede ancora come un giocatore. Lui che sa bene che questo Milan è ben lungi dall’essere il vero Milan, ma aveva disperatamente bisogno di questa vittoria. Una partita che non è stata granché: Milan che si affida alle idee -poche- di Suso e Kessie, Inter che non ha nemmeno quelle. E lo spunto del giovanissimo primo marcatore, vent’anni tra una manciata di giorni.

E poi quella girandola di portieri: prima la defezione di Gigio, poi di Storari. Tocca ad Antonio Donnarumma difendere la porta del Diavolo, e per un attimo la sua prestazione ne fa la porta dell’ Inferno: un suo errore si trasforma in un’ autorete annullata dopo il controllo del Var. Successivamente però prende in mano la partita e si erge a numero uno rassicurante e efficace: strepitoso l’intervento su Joao Mario che ha fatto già gridare al gol tutta la piazza interista. La saga dei fratelli Donnarumma si arricchisce di un nuovo entusiasmante capitolo.

Eroi anche se solo per una notte, bisognava almeno provarci e crederci. Per lavorare con maggiore serenità  in vista di un girone di ritorno che necessariamente dovrà essere differente da quello dell’andata. Per ricordare che spesso, per vincere, occorre veramente pensare in grande anche per ottenere il risultato più piccolo. E allora una partita tra due squadre, seppur in difficoltà, può acquisire sul serio il sapore di una finale.

Daniela Russo