Lo ha annunciato il fratello e procuratore Roberto Assist de Moreira: Ronaldinho dice ufficialmente e definitivamente addio al calcio giocato.

Nell’aria da anni, l’addio non era mai stato concretizzato a pieno, dopo la breve parentesi al Fluminense nel 2015, Ronaldinho era ancora un calciatore in carriera a tutti gli effetti sebbene svincolato; lo scorso anno dopo la tragedia era stato accostato al Chapecoense insieme ad altri ex campioni ma la carriera era in procinto di tramontare. Un tramonto difficile da immaginare specie se si pensa che quel fantomatico sipario dovrebbe calare su uno dei più grandi giocatori di sempre, una carriera che non può rimproverarsi nulla e un palmares satollo di risultati che però non può più essere aggiornato perché Roberto Assis quest’anno compirà 38 anni e, avendo già preannunciato di voler lasciare il calcio quasi definitivamente proprio perché non più il Dinho scodinzolante che ci ha ammaliati.

Unico giocatore ad aver vinto pallone d’oro, Champions League, Copa Libertadores e Mondiale, ha anche vinto due campionati in Liga, un campionato in Serie A, due FIFA World Player of the year, un Calciatore europeo dell’anno, due Supercoppa spagnola, una Coppa America, una Confederations Cup.

Solo una Champions per Ronaldinho vinta con il suo Barcellona nel 2005 anno in cui ricevette il Pallone d’Oro, fortissimo e agilissimo è al Barcellona infatti che Ronaldinho raggiunge l’apice della sua carriera breve ma esplosiva. Lo scodinzolante, fulmineo e imprendibile brasiliano, fermarlo era un’impresa titanica e sradicargli la palla dai piedi quasi impossibile. Luomo dai piedi calamita riusciva a stoppare palla da qualunque posizione e angolazione, velocissimo di piede quanto di pensiero, riusciva ad intercettare la traiettoria tanto repentinamente da capire il movimento dell’avversario ancor prima che lo compiesse e l’attrazione che si creava tra la palla e il piede sembrava frutto di un magnetismo d’amore perché Dinho è nato esattamente per fare ciò che ha fatto: giocare a pallone.

Ci ha ammaliati e fatti rabbrividire e dal 2015, sua ultima partita ufficiale, il calcio è un po’ meno vivace senza quell’imprevedibile scintilla colorata che dribbla su un qualunque prato verde illuminato da riflettori. Adesso che ufficialmente è stata scritta la parola fine non resta che omaggiarlo per tutte le volte in cui, allo stadio o davanti al televisore, ci ha lasciati estasiati e sbigottiti ad ammirarlo.

Sono innumerevoli i post d’omaggio a Ronaldinho sui vari social anche da parte di ex colleghi.

 

Come lo toccava lui nessuno, oggi il pallone è un po’ più triste
Obrigado!

 

Egle Patanè