“Una carrellata di tecnici, una quadratura che non si trova, una squadra allo sbando che lascia il tempo che trova, svogliatezza e poca concentrazione in campo, errori individuali determinanti […] una situazione che lascia riflettere se non a tratti preoccupare, la colpa? Che ce lo chiediamo a fare? Dell’allenatore, è ovvio!” così dicemmo prima del derby del girone di andata…Cosa è cambiato? Da derby a derby il percorso sembra breve ma non lo è…

Riavvolgiamo il nastro

20 novembre per l’appunto, esordio di Stefano Pioli in panca neroazzurra come un certo Roberto Mancini fece due anni or sono: l’Inter è sotto ma arriva Perisic, nulla può Donnarumma e la stracittadina più bella d’Italia si conclude per 2-2. Un derby non vinto ma neppure perso, considerato il filotto negativo dal quale si veniva fuori, il risultato non era così male. E’ la Fiorentina il primo vero e proprio successo per il nuovo coach, una frattura che lasciava entrare uno spiraglio; poi però, c’è il Napoli e c’è anche una pesante sconfitta che in quel preciso momento allarma poco; erano trascorse tre settimane dall’arrivo del nuovo tecnico gli animi ancora intrisi di disillusione eppure oggi quella partita forse andrebbe riguardata. L’esclusione dall’EL era ormai decretata e la vittoria in casa contro lo Sparta Praga a poco è giovata, testa al campionato per salvare il salvabile. Le vittorie consecutive contro Genoa, Sassuolo e soprattutto Lazio sembrano sancire una ripresa che si delinea a Gennaio, mese quasi perfetto se non fosse stata per la sconfitta e la conseguente uscita dalla Coppa Italia. “Meglio!”, la concentrazione è tutta sul campionato senza dare spazio ad alibi alcuno: Fuori da ogni altra competizione un terzo posto da rincorrere e un’Europa da conquistare sembravano fattibili e possibili. (Sembravano…)

A interporsi tra ottimismo e realismo c’è la Juve e i tre punti vanno alla Vecchia Signora, un altro stop per Pioli e ancora una volta con una big ma, anche in quel caso gli eventi – a torto o a ragione poco importa – hanno veicolato l’attenzione altrove lasciando poco spazio ad un’attenta analisi di un dato che già con il Napoli aveva dato segni di vita e che solo la Roma ha pesantemente fatto emergere: l’immaturità. La sconfitta casalinga contro i giallorossi ha messo a nudo il tallone d’Achille di questa squadra e sancito l’addio al terzo posto; i risultati sugli altri campi lasciano ancora qualche fioco barlume di speranza per gli ottimisti, barlume che però viene definitivamente spento dal pareggio rimediato a Torino contro i granata e le successive pesantissime sconfitte contro Sampdoria e Crotone.

Tanta fatica per niente viene, per forza di cose, da pensare e la flessione di rendimento non può che sollevare dubbi, (Ausilio non ce ne voglia) interrogarsi circa il futuro di Pioli sorge spontaneo e, sebbene siano molti i motivi per i quali Pioli corrisponda al giusto nome dal quale ripartire la prossima stagione è altrettanto vero che perdere domani significherebbe non presentarsi all’ultimo appuntamento con la fantomatica “Europa”. Non ritrovarsi ai piani alti della classifica non è una colpa imputabile esclusivamente a un allenatore che ha preso in mano una squadra allo sbando in campo (e fuori) a campionato inoltrato ma, è anche vero che disillusione, illusione e ancora disillusione si sono succedute proprio nel periodo Pioli. Nessuno avrebbe mai puntato su una ripresa dei bauscia e nessuno avrebbe scommesso su una ricaduta nell’incertezza ma è successo e di questo c’è da prenderne atto. Cosa si fa adesso? Ripartire e dal derby. Da derby a derby appunto e, infatti, a mo’ di gioco del destino mister Pioli si ritrova il peso di una panchina sulle spalle al rintoccare della mezza…no,  non della mezzanotte ma di mezzogiorno. Altra nota dolente, un derby a un orario insolito (e scomodo per dirla tutta) ma Pasqua incombe, le feste pure e le proprietà d’Oriente ci mettono il proprio. Insomma, all’ora di pranzo (o giù di lì) tutto assumerà una connotazione diversa e se i cambi contro la Sampdoria non hanno convinto disseminando dubbi di ogni tipo, la formazione e la prestazione di domani dovrebbero risolverli tutti e, ci auspichiamo (almeno per Stefano di Parma) che possano essere (con)vincenti.

Egle Patanè