Classe ’94, Rodrigo De Paul è il protagonista di una crescita esponenziale in termini di qualità e quantità di risultati.

 

Rodrigo De Paul è uno dei centrocampisti più forti (se non il più forte al momento) della Serie A. Nessun giocatore è come lui.

Eppure, nonostante sembri essere ogni anno a un passo dall’addio, resta ancorato a Udine e non cede alla corte di club ben più blasonati.

Arriva a Udine nel 2016 per una cifra irrisoria (circa 3 milioni di euro). Si mette subito in mostra all’esordio in Coppa Italia contro lo Spezia, segnando la sua prima rete con la maglia dell’Udinese. Da lì in poi, colleziona 150 presenze e 26 reti, in un crescendo tale da portare il suo cartellino a sfiorare i 40 milioni di euro.

Le lusinghe dai top club non mancano (si è parlato anche di un interessamento della Lazio, nella scorsa sessione di mercato) ma Rodrigo sembra essere felice di restare a Udine, almeno per il momento.

Oltre alla richiesta dei Pozzo, per molti proibitiva, è stato lo stesso De Paul – pochi giorni fa – a rimarcare il fatto di non voler andare via o, quantomeno, di riconoscere che se è arrivato ad essere il calciatore che sognava di diventare da bambino, lo deve proprio all’Udinese che lo ha di fatto cresciuto e portato a raggiungere anche la convocazione con la Nazionale Argentina.

Non andrò mai via da Udine chiedendo la cessione o sbattendo la porta. Qui mi trovo bene, mi hanno cresciuto e io non ho intenzione di andarmene.

Difficile dargli torto, d’altra parte ha raccolto l’eredità di un grande 10 dell’Udinese (Totò di Natale ndr.) e, si sa, la maglia numero 10 per un argentino non può che riportare alla mente Maradona.

Il suo ricordo, unito a quello del mondo del calcio, oltre che al 10° minuto della gara contro la Lazio (vinta poi dai friulani), Rodrigo lo ha regalato ai microfoni di Udinese TV:

“Io sono ancora triste per la scomparsa di Diego. L’Argentina non ha tanta storia e Diego con una palla al piede è riuscito a far conoscere l’Argentina in tutto il mondo. Lui è riuscito a far conoscere la nazione. La sua morte è stata un brutto colpo per me e per tutta l’Argentina. Averlo incontrato è stato un onore”.

Un giocatore umile, modesto, che ha saputo prendersi oneri e onori in una squadra che non è certo tra le più influenti della Serie A.

Potrebbe ambire tranquillamente a un posto nella Juventus di Pirlo o nel Milan di Pioli ma l’attaccamento all’Udinese lo ha dimostrato non solo con le parole ma con i fatti.

Non è solo bravo nel suo ruolo (che poi, definirlo ‘solo’ un centrocampista appare riduttivo), ma è anche in grado di leggere correttamente le partite, gli avversari e creare gioco in ogni condizione possibile, costruendo l’azione dal centrocampo e arrivando fino in porta, quando serve.

Non ci vorrà molto prima che un top club si accorga di lui, nel frattempo, l’Udinese si coccola il suo gioiellino, capitano e nuovo leader di una brigata che non è assolutamente da sottovalutare. La Lazio insegna…

Micaela Monterosso