Genova, a distanza di due mesi, non ha ancora smesso di piangere quel 14 agosto.

(immagine vivicentro)

Il moncone del Ponte Morandi, lì sospeso nel vuoto, è uno scenario che mette i brividi. Un invito costante a non dimenticare. Non vuole dimenticare Roberto Mancini, che ha Genova è cresciuto come giocatore e ce lo ricorda con commozione, mentre Bonucci e Chiellini depositano una corona di fiori sul luogo del crollo, proprio accanto a quella lasciata dal CT dell’Ucraina Shevchenko, parimenti commosso: “Non esistono frontiere davanti alle tragedie che colpiscono il mondo”, asserisce con la voce spezzata.

(immagine corriere dello sport)

“Vogliamo portare un po’ di gioia in questa città”, sono state le parole del tecnico Azzurro.  Ecco, allora, che i 600 sfollati dopo il crollo hanno ricevuto ufficialmente l’invito da parte della Figc a andare a vedere l’incontro, mentre 100 ragazzini della famosa ‘zona rossa’ hanno assistito agli allenamenti della Nazionale. I bambini – nove – rimasti orfani avranno la possibilità – sempre da parte della Federazione – di continuare a studiare per i prossimi tre anni. In conclusione, oltre al rituale del minuto di silenzio,  la partita si fermerà al 43′  per circa 30 secondi, con gli Azzurri che mostreranno sulle loro maglie il già noto logo ‘Genova nel cuore’.

Tutte piccole cose per cercare di alleviare, di sostenere. In fondo è soltanto una partita di calcio: 90 minuti in cui si può cercare di donare almeno un sorriso, un attimo di pace a chi ancora sta cercando una luce in fondo a un lunghissimo tunnel.

 

(immagine copertina genova post)