Massimiliano Allegri il tecnico della Juventus non finisce mai di stupire.
Ritenuto uno dei migliori allenatori del suo tempo, ha coniato il motto “vittoria di corto muso”, definizione che riassume la filosofia del vincere con il minimo sforzo.
Al momento le circostanze sembra diano ragione al tecnico,  tuttavia non sempre il principio funziona, anche per una certa riluttanza a schierare i giovani giocatori.

Le dichiarazioni del tecnico bianconero fanno sempre parlare di sé nel bene o nel male e suo malgrado…

Massimiliano Allegri appare spesso poco fiducioso a riguardo dei giovani, anche quelli di evidente talento.

Secondo l’allenatore livornese, i giovani devono effettuare un percorso obbligato partendo dalle serie minori. Questo in tutela dell’atleta ma anche della stessa Società.

Spesso la stampa esagera nel tessere lodi o peggio paragoni con altre star del calcio sui ragazzi emergenti, i quali, proprio per l’età, possono subire cali o alternanze di rendimento e  di conseguenza metterli in crisi.

I giovani devono farsi “le ossa” nelle serie minori prima di approdare alla Serie A e ambire ad un posto da titolare in prima squadra.

Il discorso di  Massimiliano Allegri è generalizzato salvo rare eccezioni.
Esaltare e buttare “allo sbaraglio” un giocatore troppo giovane è un’azione pericolosa che può  risultare  negativa per la crescita del ragazzo e  per gli investimenti del club.

Si parte da un principio conservatore: “Si è sempre fatto così non è il caso di cambiare” il resto sono solo mode…

Mentre i nuovi e più giovani allenatori la pensano diversamente ritenendo la mentalità di Max arretrata, adatta ad un calcio di vecchia concezione quindi non all’avanguardia.

Il tecnico bianconero,  a quanto pare,  non si vuole adeguare ed insiste su quanto sostenuto. Appoggiato dalla dirigenza bianconera la quale mantiene  una mentalità tradizionalista e  timorosa dei cambiamenti.

Ecco perché Allegri ritiene i giovanissimi giocatori non affidabili e tende ad essere reticente nell’impiego preferendo i più anziani.

“Un progetto tanto importante perché anticipa la crescita dei giovani, che poi però devono fare un percorso preciso che abbiamo stabilito con la società”, spiega il tecnico a proposito di Matias Soulé, il classe 2003 della Juventus che è stato convocato in nazionale maggiore e aggiunge: “Dopo aver militato in Under 23, ed essere stati dunque ai margini della prima squadra, bisogna giocare tante partite in Serie B, poi andare in un club di medio-bassa classifica in A: a quel punto puoi comprendere se il livello del calciatore è da Juve o di un altro club di massima serie”.

Il livornese però si contraddice da solo: poiché la storia del calcio e della stessa Juventus è ricca di calciatori che hanno debuttato giovanissimi. Gli stessi, messi in condizione di rendere, hanno  dimostrato di essere più che pronti ad affrontare il ruolo (da Franco Causio a Antonio Cabrini a Marchisio e Pogba…).

Proprio nel match contro la Fiorentina il giovanissimo de Ligt ha bloccato uno degli attaccanti più forti d’Europa, oggi il più desiderato da tutte le società: Dusan Vlahovic.

Qualcuno sostiene che sia stato un caso e che in realtà il serbo  non sia poi così forte. Posto che un giocatore da fortissimo non diventa scarso in 24 ore, va ammesso  che Matthis ha dimostrato  l‘affidabilità  di un adulto nella gestione dell’attaccante viola, e risulta ancor più attendibile di Giorgio Chiellini  soggetto a continui infortuni.

Un giovane di basi solide che ha la fortuna di condividere il suo percorso con giocatori importanti non potrà che trovare giovamento nel crescere in qualità, anche se non gioca tutte le partite.

In definitiva le teorie Allegriane oltre ad essere poco sostenibili sono smentite dai fatti  come spesso accade quando si ragiona sugli atleti.

La gestione dei giovani alla Juventus farà sicuramente discutere a lungo, considerato l’investimento intrapreso dalla Società.

Nel frattempo il promettente Fagioli, il quale poteva crescere durante la gestione di Pirlo al fianco di Ronaldo e ad altri giocatori di grande livello, sta facendosi “le ossa”  alla  Cremonese, in Serie B.

“Se vedete Fagioli e Ranocchia, che sono andati in B, stanno giocando molto: questo è il giusto percorso”, aggiunge il buon Max a proposito dei talentini bianconeri.

Il mister parla di un percorso chiaro tracciato per i tesserati più giovani da lui e dalla stessa società: la gavetta è un passo dovuto per non “bruciarli” e per evitare che si perdano per strada.

Screenshot juve allegri giovaniUn discorso che a molti non piace e che non dovrebbe essere perentorio ma, piaccia o non piaccia questo è Max e questa è la linea adottata.

 

Cinzia Fresia