La Juventus Women è Campione d’Italia, al primo anno di vita: in questo scudetto c’è un’altra vittoria, quella delle donne del calcio

Esattamente 365 giorni fa ancora non esistevano, la squadra della Juventus Women è nata ufficialmente il primo luglio 2017 e, in poco meno di un anno, si è imposta nel calcio femminile italiano fino a diventare Campione d’Italia.

 

Buona la prima per le bianconere: alla prima stagione di militanza nel calcio femminile centrano lo scudetto. Una stagione fatta di progettualità e ambizioni -come nello stile Juve- e combattuta punto a punto con il Brescia, società tra le più titolate in Italia a livello femminile: la sua storia è lunga 23 anni e conta due scudetti, 3 Coppe Italia e 4 Supercoppe in bacheca.

Ventidue giornate senza mai conoscere sconfitta (20 vittorie, due pari), le ragazze di Rita Guarino hanno chiuso il campionato a 60 punti, proprio come le Leonesse.

LA SFIDA –  Juve e Brescia hanno regalato emozioni in un testa a testa che ha avuto il suo epilogo allo stadio Silvio Piola di Novara. Una stagione conclusa a pari punti, negli scontri diretti l’ha spuntata all’andata l’una e al ritorno l’altra, e nella gara unica, c’è stato grande equilibrio: non sono bastati i tempi regolamentari e nemmeno i supplementari, si è deciso tutto dagli undici metri. 

Il match è stato tiratissimo sin dai primi minuti e dopo un primo tempo con poche emozioni, la Juventus è cresciuta alla distanza colpendo una traversa nella ripresa e recriminando per un calcio di rigore non concesso nei minuti finali. Nei tempi supplementari ha prevalso la stanchezza. Per decidere la squadra campione sono stati necessari i calci di rigore: Bonansea, ex di turno, è la prima dal dischetto ma il suo destro si spegne tra le mani di Ceasar (subentrata a Chiara Marchitelli infortunatasi alla testa).  Brescia due volte avanti, fino al destro di capitan Gama che riporta la Juve a meno uno. Daleszczyk riequilibra le sorti dell’incontro calciando il penalty che finisce tra i guantoni di Giuliani. Pareggio anche dagli undici metri, si va a oltranza e per il Brescia fatale è il sesto rigore, sparato alto da Di Criscio che consegna alla Juventus il titolo di Campione d’Italia.

Un duello, quello tra le donne della Juve e quelle del Brescia, nato già questa estate quando il club degli Agnelli entra nel calcio femminile e crea un vero e proprio dream team, strappando molte campionesse proprio alla squadra lombarda.

LA SIGNORA TRA LE SIGNORE – Già attiva dal 2015 con un proprio settore giovanile femminile (in collaborazione col Luserna), lo scorso luglio, sfruttando la possibilità offerta dalla FIGC ai club professionistici maschili di acquisire società dilettantistiche femminili, la Vecchia Signora rileva il titolo sportivo del Cuneo e si immerge nella Serie A rosa.  L’obiettivo, come tutti quelli che si prefigge il club bianconero, è vincere e per farlo si affida a Rita Guarino, allora allenatrice alla Nazionale under 17. 

L’ingresso di un club strutturato come la Juventus all’interno del movimento è stato un vero e proprio terremoto (non si può dar torto al presidente del Brescia Giuseppe Cesari che così si era espresso a riguardo): la Juve è “scesa in campo”, ha investito (grazie al suo potenziale economico) generando squilibri all’interno di un movimento dilettantistico ma, guardando l’altro lato della medaglia, con il suo ingresso, ha attirato l’attenzione mediatica su esso.

Allo stadio novarese erano presenti circa 5000 spettatori, molti altri erano incollati alla televisione (vuoi anche solo per curiosità) e sui social, anche e soprattutto, anche grazie alla Juve che ha ideato campagne ad hoc, l’attenzione alla gara (ma in generale al movimento) e al suo esito è stata alta.

“Il calcio femminile al momento è uscito dalla nicchia in cui è stato per troppo tempo, e nella percezione di tutti è diventato un’attività assolutamente paritaria per diritti ed esposizione a quello maschile” . 

(Stefano Braghin, Head of Academy & Women Football Agosto 2017)

Oltre al tricolore dunque, un’altra importante vittoria che, ci auguriamo sia da traino per il  movimento tutto trasformando quello che all’inizio era visto come un terremoto in qualcosa che smuove l’attenzione, l’interesse, gli investimenti, portando a un’evoluzione.

Caterina Autiero