Guerra verbale senza più limiti in Inghilterra tra Antonio Conte e Josè Mourinho. Tanto che ormai non si sa più se fingano o facciano sul serio: qualcuno  ricordi loro il  vero mestiere…

“Anche Einstein intervistato tutti i giorni farebbe la figura di un cretino”, disse un giorno Michel Platini. Chissà se Antonio Conte e Josè Mourinho conoscono questa arguta osservazione: potrebbe invitarli a mettere la parola fine alla guerra verbale che hanno intavolato da tempo e della quale, veramente, saremmo anche un po’ stufi.

Da due tecnici di valore (e non si può negare che i due lo siano) ci si aspetterebbe che facciano parlare le loro squadre sul campo. L’ italiano e il portoghese, invece, finiscono sui giornali soprattutto a causa della loro invettiva personale: è affare ormai noto che tra loro non ci sia mai stata particolare simpatia. E, per carità, il calcio moderno si nutre anche di questo: comunicazione mediatica fuori dal campo; attenzione però, perchè si sfiora il ridicolo senza nemmeno accorgersene.

Tra punzecchiature, battutine e frecciate varie, gli allenatori di Manchester UTD e Chelsea si spingono oltre, toccando argomenti pesanti come quello relativo alla squalifica per calcioscommesse del pugliese, il quale ha risposto appellando Mou come “piccolo uomo”. Alla diatriba, come se non bastassero loro, prende parte anche Parames, portavoce dello “Special One”, tirando in ballo le accuse di doping che Conte, con tutta la Juventus, affrontò nel 1995/96. Immancabile la risposta di Antonio, che ha ribadito che non dimenticherà la provocazione fatta con toni seri e senza alone alcuno di scherzo. Ora, fintanto che le battute a distanza si limitavano a ” sei un clown” e “soffri di demenza senile”, ok: tutti abbiamo sorriso. Ma ora basta.

E’ arrivato il momento che qualcuno ricordi ai due il loro vero mestiere: fare gli allenatori. Per tutti gli altri tipi di show, esiste il cinema o il teatro (o magari anche il circo, direi, citando un altro famoso mister). Con l’impegno di riempire i giornali con le notizie di un campionato inglese avvincente, e non con guerriglie personali non più divertenti.

Daniela Russo