Finisce 2-0 all’Olimpico, la Roma torna alla vittoria grazie ai gol di Florenzi e Sadiq, un gol per tempo e l’inferiorità numerica a causa dell’espulsione su Dzeko, la prima della carriera, resosi colpevole di aver   protestato eccessivamente su un rigore non dato da Gervasoni.
Al fischio d’inizio sembrava che di diverso ci fossero soltanto le maglie e le posizioni in classifica: da un lato la Roma, dall’altro il Genoa; su una panchina Garcia, sull’altra Gasperini. Panchine diverse sulle quali si fatica a restar seduti, forse per la paura che possa essere l’ultima volta ad occuparla, paura tinta di concreto per Garcia. Al tecnico giallorosso, infatti, suona a mò di ultimatum e potrebbe essere l’ultima partita e non soltanto l’ultima del 2015. Per entrambe le formazioni il profumo della vittoria puzza di vecchio e la serie di contraccolpi psicologici destano non poche preoccupazioni; la Roma non raccoglie i tre punti dal derby del 7 novembre, il Genoa, invece, dal 21 novembre contro il Sassuolo. Ad incupire lo scenario e appesantire l’aria che si respira dentro e fuori i rispettivi spogliatoi, si è aggiunta la sconfitta in coppa Italia per entrambe le squadre, entrambe sconfitte rispettivamente dalle “Piccole” Spezia e Alessandria. La chiamavano “Sadness before Xmas”. 
Uno specchio che sa di riflesso maledetto ma a rompere tutti i taboo e spezzare tutte le tradizioni ci pensa Alessandro Florenzi che l’unica tradizione che non spezzerà mai è mangiare la parmigiana della nonna. Oggi l’abbraccio però, è andato a Garcia che ha commentato il gesto così:
L’abbraccio a Garcia? E’ stato un gesto spontaneo, l’avrebbe fatto chiunque, anche Szczesny: siamo un gruppo unito, in questo abbraccio siamo riuniti tutti dopo quello che ci hanno tirato in questo mese [..] Ci avevamo pensato già prima: in caso di gol chiunque avesse segnato, come gesto di esultanza saremmo andati tutti ad abbracciare il mister. Si vince tutti assieme, mister compreso”.
Non bellissima la Roma, le pressioni psicologiche non alleggeriscono per niente la situazione e come dice lo stesso Florenzi poche gambe e benzina ma tanta anima, soprattutto dopo il gol. Poco spettacolo, quasi nullo se si pensa al gioco che serviva la Roma a inizio stagione. Quello che conta sono i punti e i tre punti sono arrivati nonostante i fischi e Florenzi, da tifoso ancor prima che giocatore, giustifica il suo popolo e commenta così: “I fischi? Preferisco ricordare quelli che hanno cominciato a cantare, poco prima del mio gol: i nostri tifosi sono la nostra arma in più, spero che con il nuovo anno ne arrivino di più. Dobbiamo anche essere noi a portarli. La curva della Roma e quella della Lazio devono tornare”.
C’è chi la curva la esorta in modo sbagliato e i giallorossi, quelli che la Roma ce l’hanno nel cuore, 
rispondono così:
Il cuore di Roma non lo stanno fermando i tifosi ma lo ha fermato qualcun altro, piantandogli una lastra nel mezzo. E un cuore diviso in due non batte. E’ la medicina che lo dice. Altro che passione scemata, levate quella barriera e vedrete che succede“.
Egle Patané