I fari puntati su Gianluigi Donnarumma diventano luci abbaglianti che impediscono di vedere come stanno realmente le cose per il giovanissimo portiere

Lo ricordo a fine giugno con la maglia della Nazionale, chino a raccogliere i dollari falsi lanciati sulla sua porta dagli spalti, in silenzio e senza battere ciglio. L’altra  sera non ce l’ha fatta Gianluigi Donnarumma: sotto la pioggia di fischi dei tifosi rossoneri, i suoi tifosi, è scoppiato in lacrime. E quel ragazzone di due metri si è mostrato esattamente per quello che è: un bambino.

La vicenda del giovane portiere del Milan, che tiene banco da questa estate, sta prendendo una piega che non mi aggrada. Innanzittutto, perchè non approvo il tifoso che fischia un calciatore della propria squadra:  trovo l’atteggiamento assolutamente antisportivo e contrario alla legge dei supporters. A parte questo, l’impressione, netta, che ho è che volutamente si cerchi di ignorare due cose: la situazione finanziaria del club rossonero che tutt’oggi si trova alla mercè delle decisioni della UEFA e la scomoda, pressante figura di Mino Raiola. Raiola, che cura gli interessi del ragazzo da quando non era ancora maggiorenne con ovvio benestare della sua famiglia, responsabile in primis della scelta del procuratore. Raiola che, notoriamente, sta facendo da mesi il braccio di ferro con la dirigenza del Milan. Non so voi, ma credo che non sia facile per un ragazzo così giovane gestire un conflitto del genere. E non propiniamo la solita solfa che guadagna un sacco di soldi, per favore: la storia secondo la quale i ricchi non possano e non debbano piangere è veramente un ridicolo cliché.

Tra tutte le voci preferisco ascoltare quella di Gennaro Gattuso. Un mister amorevole, che si ribella a questa immagine di un ragazzo che viene fatto passare per un mostro,  riferisce di un professionista che si allena con impegno e dedizione,  parla di necessità di tutela. Perchè una società ha il dovere, a mio modesto avviso, di trattare con discrezione e delicatezza i problemi extra calcistici di un giocatore; e gli stessi tifosi dovrebbero recuperare un minimo di lucidità, quel tanto che basta per ricordare che dietro le maglie, i milioni, gli sponsor e i grattacapi contrattuali, ci sono comunque e sempre le persone.

Discorso fuori moda? Forse. In questo calcio tutto lo è ormai. E allora scelgo di essere fuori moda e vi dico che, almeno per oggi, almeno per stavolta, io mi schiero dalla parte di questo bambino travestito da gigante: sto dalla parte di Gigio.

Daniela Russo