Dal vantaggio alla rimonta: svanisce ai quarti il sogno Champions dell’ Atalanta, che però già guarda alla prossima stagione per puntare in alto con un po’ di esperienza europea in più.

La “dura legge del gol”, come cantava anni fa il buon Max Pezzali, ha colpito ancora.

Spietatamente, velocemente e nel momento più delicato di una partita-sogno: praticamente allo scadere.

Quando forse si inizia ad assaporare quella succulenta pietanza che è la vittoria, il sorprendente e storico approdo alla semifinale di Champions League, alla coppa dei sogni di chiunque viva di pallone.

La dura legge del gol si fa viva in tutta la sua unilaterale euforia e altrettanto unilaterale crudeltà. Chi gioisce da un lato, chi si dispera dall’altro. Chi urla e chi, ammutolito, cerca un perché.

Quante di queste sensazioni hanno attraversato i giocatori dell’Atalanta e del Paris Saint Germain mercoledì sera allo stadio Da Luz di Lisbona?

Probabilmente tutte, e forse pure qualcuna in più.

ATA PSG
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Nell’annus horribilis del calcio mondiale e dello sport in generale con un virus che ancora aleggia minaccioso qua e là, il tornare a giocare a grandi livelli per completare  la stagione, assegnare i titoli e i trofei e – perché no – anche provare ad esorcizzare certe paure da pandemia, è stato comunque un turbinio.

Un match, quello tra le due squadre, vivace e combattuto sin dai primissimi minuti. Neymar che non riesce più di una volta a concludere in rete delle belle giocate, dall’altro lato il sempre fondamentale Gomez che ci prova con la solita grinta.

Il tutto nello scenario di uno stadio che, se fosse stato gremito, avrebbe di sicuro visto una massiccia presenza di bergamaschi, pronti a sostenere i loro beniamini in questo primo, storico traguardo dei quarti di finale di Champions. Nulla, nella fase a gironi, avrebbe fatto presagire un simile traguardo, visto il cammino certamente non scorrevole percorso dalla squadra.

Il vantaggio della Dea, al minuto 26’ con Mario Pasalic, sembra il lasciapassare per il paradiso.

Tale vantaggio, difeso coraggiosamente dagli uomini di Gasperini, ha vissuto momenti di difficoltà per via della caratura altissima della squadra avversaria e della grande esperienza europea dei francesi rispetto ai debuttanti bergamaschi.

I cambi del tecnico nerazzurro sono sfruttati tutti forse nella sicurezza di poter terminare in vantaggio l’incontro.

Dall’altra parte l’ingresso in campo per i parigini di uno scatenato Kylian Mbappé, che ha praticamente rivitalizzato oltremodo le ostilità, ha influito non poco nelle fasi finali.

L’Atalanta ha pagato con l’inesperienza e quel pizzico di ingenuità che in una competizione come la Champions proprio non è ammessa.

Allo scoccare del 90’, il pareggio ad opera di Marquinhos e appena tre minuti dopo, in pieno recupero, il gol della rimonta da parte di Choupo-Moting, hanno amaramente e repentinamente spento i sogni di gloria della squadra rivelazione di tutta la Champions e anche del campionato di Serie A.

L’Atalanta che sogna, spera, gioca, lotta. L’Atalanta che prova ad unire una nazione intera perché unica squadra tra le italiane rimaste in lotta nel calcio europeo. L’Atalanta che invece soccombe sotto i colpi dell’armata d’Oltralpe, con un invasato Tuchel in panchina il quale, nonostante l’infortunio, non ha mai smesso di gestire la squadra con ardore e convinzione.

E il PSG era carente di alcuni dei suoi gioielli, come Di Maria e Verratti.

Insomma, è la dura legge del gol che regna sovrana nei campi di pallone. Da quelli di periferia intrisi di fango a quelli scintillanti dei grandi stadi europei.

E’ il gol a decidere, a stabilire chi gioisce e chi no, chi si esalta e chi si dispera.

Zapata
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All’Atalanta è toccato disperarsi per l’amara beffa ma questa passerella non resterà di certo un episodio isolato. La Dea è pronta a ripartire proprio dalla Champions 2020/2021, conquistata col terzo posto in campionato, dopo una stagione sorprendente.

Sarà ancora concesso di sognare allora, forse sperando anche che la dura legge del gol sorrida un po’ di più alla combattiva divinità dai colori nerazzurri.

Simona Cannaò