Trovo sinceramente difficile commentare freddamente e razionalmente la Juventus vista in campo poche ore fa. 

Forse semplicemente perché non ho visto la Juventus.

Quello, stasera in Champions  contro il Maccabi Haifa,  era un agglomerato impalpabile di inconsistenza, di svogliatezza, di indeterminazione. Gente deprivata di qualsivoglia volontà, desiderio di rivalsa, di riscatto da un inizio di stagione che definire pietoso è un eufemismo.

Un gruppo che è tale solo perché indossa la stessa maglia, perché faccio fatica a pensare che si ritrovi a fare insieme un allenamento: figurarsi una partita. Sembrano undici sconosciuti che si incontrano per mero caso.

Giovani che, per una serie di fattori, stanno camminando sulla gloriosa storia della Vecchia Signora come un trattore sulla terra riarsa: la stanno spaccando, aprendo, dissodando.

Giovani che appaiono ogni volta più svuotati, letteralmente in balìa degli eventi, totalmente alla mercé di qualsiasi avversario, che sia blasonato o outsider.

Ai piani più alti di questo spettacolo indegno, un allenatore e un Presidente che sembrano appena usciti dal Metaverso, del quale, per definizione, poco o nulla conosciamo.

Così come poco o nulla sembrano aver compreso di ciò che hanno davanti, della bomba che hanno tra le mani che oramai è già deflagrata e di cui devono prepararsi a raccogliere le macerie.

E così blaterano.

Blaterano di errori tecnici, di takle, di DNA da ritrovare, di belle e stimolanti  sfide da vincere, di gruppo che si deve ricompattare:  a un certo punto mi aspetto che sbuchi qualcuno che dica che ci troviamo su Scherzi a parte.

Perché nel mondo reale  ci si auspica che, dopo una deriva del genere, si prenda una decisione drastica e radicale, che qualcuno ci metta la faccia e si assuma le responsabilità di un filotto di errori che nemmeno più si contano.

E invece nulla. IL NULLA.

Ai piani alti come a quelli bassi, dentro come fuori dal campo.

Siamo nel surreale. E non mi consola, onestamente, essere tra quei pochi veggenti che già dal 2017 intravedeva segnali di cedimento nell’impalcatura della Juventus. Nessuna consolazione.

Ma nemmeno più nessun dolore. Mi sento annichilita pure io.

Come questa che chiamano Juventus. Ma che non lo è, perché la Juventus, quella vera, è morta già da un po’. 

Chi deve restituircela?

 

Daniela Russo