Alexander Blessin convince tutti, e non solo a Genova. Arrivato, a sorpresa, a gennaio per sostituire Shevchenko è riuscito in poche settimane a conquistare la fiducia di tifosi e società. Otto partite, zero sconfitte, 7 pareggi e 1 vittoria. Contro il Torino, lui che non ama i pareggi, dice finalmente addio all’etichetta di Mister X e diventa l’uomo giusto al momento giusto, il mister della speranza. Il club è penultimo in classifica, ma ce la può fare. 

Il tedesco, arrivato dal club belga dell’Oostende, ha portato con sé una ventata di aria fresca che ha stravolto, in positivo, i giocatori. La squadra ha ritrovato il carisma, la squadra ha ritrovato la sua identità, la squadra ha ritrovato la sua voglia. Blessin, in poche settimane, è riuscito nell’impresa di riaccendere in ognuno dei suoi ragazzi la fiamma rossoblù. Al Genoa non serviva un traghettatore ma un motivatore, un leader e il nuovo ds Johannes Spors ha avuto l’intuizione giusta.

Il general manager è andato a pescare una sua vecchia conoscenza a Ostenda, città portuale belga affacciata sul Mare del Nord. I due avevano già lavorato insieme al Lipsia tra il 2015 e il 2018. Sì, perché Blessin è un cosiddetto “figlio” di Ralf Rangnick, un “figlio” della scuola Red Bull. Dopo essersi ritirato dal calcio giocato, infatti, Alexander inizia una nuova carriera come assicuratore, ma Rangnick lo cerca e lo convince a tornare nel mondo del pallone e più precisamente alle giovanili del Lipsia, dove rimane per otto anni. 

Poi il primo big club, in Belgio, all’Oostende. La squadra, nella stagione 2020/21, chiude al quinto posto in classifica. Un ottimo risultato, che gli vale anche il premio di miglior allenatore ai Pro League Awards. La stagione attuale, però, gli riserva non poche difficoltà, anche a causa delle tante partenze e alla fine arriva anche il suo addio: destinazione Genoa, obiettivo salvezza.

Blessin porta con sé, non solo carisma e voglia, ma anche la sua formula di calcio. È un allenatore giovane, è un allenatore tedesco, cresciuto a suon di Gegenpressing, che ha già sfoderato con i rossoblù. Ma cos’è? Letteralmente è un “contropressing”, che si basa sull’idea che il momento migliore per recuperare il pallone sia subito dopo averlo perso, in modo da riproporre una nuova azione d’attacco. Ma non solo, è un modo per prevenire il contropiede avversario, cercando di interromperlo all’origine. 

Idee, psicologia, forza, sentimento e potere ai giovani. La rivoluzione Blessin è decisamente iniziata e piace a tutti, non solo a Genova.

Alessandra Cangialosi