In esclusiva sulle pagine di GolDiTaccoASpillo la giornalista sportiva, conduttrice e oggi anche poetessa Rosanna Marani. Per le nuovissime generazioni ricordiamo che è stata la prima donna europea a diventare giornalista professionista sportiva, nonché la prima giornalista a condurre una trasmissione televisiva su un argomento fino a quel momento considerato “solo roba da maschi”. Rosanna Marani è inoltre ricordata e stimata per la sua intervista a Gianni Rivera in silenzio stampa da 6 mesi e per detenere i diritti in esclusiva dell’unica intervista esistente alla mamma di Silvio Berlusconi, la signora Rosa Bossi.

 Possiamo tranquillamente affermare che Rosanna Marani è stata la prima donna che incurante dei pettegolezzi, dei malumori e delle invidie di un ambiente ancora oggi maschilista ha voluto segnare il suo golditaccoaspillo, vincendo la partita. E a noi – aspiranti giornaliste sportive – ha aperto un mondo in cui, nonostante tutto, vogliamo navigare con tutte le nostre forze.
Una donna che decide di volersi occupare di calcio in un particolare contesto socio-culturale, basti solo pensare che in quegli anni era stata appena approvata la legge sul divorzio…

Sono nata ribelle, la mia prima parola è stata “no”, mai amate le ingiustizie e non accetto le imposizioni. All’epoca non era permesso alla donna scrivere di calcio? Bene, io volevo farlo. Mi sentivo dire come fai a parlare di calcio se non hai mai fatto il portiere o il centravanti? Allora un giornalista di nuoto doveva essere un campione di nuoto e un fantino doveva essere un cavallo? Sentivo costantemente delle cose assurde! Mi è capitato comunque di giocare 3 partite e ho anche mandato fuori campo un avversario. In casa si respirava aria di calcio mia madre ne era una patita, una mattina le dissi vado alla Gazzetta dello Sport, sai eravamo abituati a essere un po’ bizzarri. All’epoca lavoravo al Resto del Carlino a Bologna dove Italo Cucci mi aveva concesso di parlare di sport attraverso una rubrica. Un amico -Tony Tomano – mi ha portato da Sansoni il direttore di Forza Milan e anche il marito dell’editrice di Diabolik (Angela Giussani, ndr), mi guarda e mi dice non conosco nessuno che parli di ricamo; io ribatto sono qui perché voglio parlare di calcio. Da lì è nato tutto. Una bella sfida ma sono sempre stata una donna tenace. 

 Ancora oggi desta curiosità la scelta di una donna di volersi occupare di calcio. Ci sono stati dei momenti di sconforto e cosa l’ha spinta ad andare avanti 

 Ho una costanza e una perseveranza di acciaio; se mi metto in testa una cosa che  desidero fortemente e la ritengo alla mia portata adatta alle mie qualità – perché bisogna essere sempre consapevole del proprio talento e dei propri limiti – non c’è niente che mi ferma. Aggiro l’ostacolo poi se non riesco faccio qualche passo indietro, rifletto e continuo a seguire il mio istinto. Dopo il primo momento di entusiasmo è chiaro che mi si vedeva solo come una bella ragazza, quando oltre all’apparenza è venuto fuori il mio talento è iniziata a palesarsi anche l’invidia del maschio. Un uomo non accetta una donna al suo pari. Se è dipendente o se è raccomandata gli sta bene perché c’è  sempre il suo zampino, se vai da sola, rimani in solitudine; tutto ha un costo e un prezzo, dipende da quanto sei disposto a pagare. 

 È cambiato il calcio ma anche il modo di occuparsi di calcio. Possiamo dire “che si stava meglio quando si stava peggio”? 
 Assolutamente si.  Il calcio era veramente solo un gioco, il calciatore aveva il filtro dell’agente poi dell’ufficio stampa; non potevi fare domande di approfondimento, dovevi accontentarti di quello che ti veniva dato e detto. Oggi il calciatore è diventato un prodotto industriale, questo succede quando girano troppi soldi e non c’è più la buona fede. Si è arrivato alla spersonalizzazione dell’individuo in questo caso dell’atleta.
Il calcio poi è diventato sempre più spettacolo. E il gossip ha preso il sopravvento. Smania di protagonismo anche fuori dal campo?

 La nostra società ha nascosto e perso dei valori, come la lealtà e la consapevolezza di quello che  conta davvero nella vita. Non si può pretendere che un ragazzo che già a 20 anni diventa milionario abbia il senso di sé. Certo oggi  sono almeno diplomati, dovrebbero avere gli strumenti adatti per muoversi. Ci sono calciatori che non sono finiti sul lastrico anche se non sono mai apparsi in televisione o in questa marea di giornali che vanno a sindacare nella vita più intima. Il gossip oggi ha preso il sopravvento perché la gente non ha più senso del valore della profondità della vita; se poi ci metti la crisi e dai alla gente un grande fratello o robe che non ti fanno pensare ecco che il dado è tratto. Ormai un calciatore è considerato un divo, ha più visibilità di un attore. 

 Calciatori di cui ha un particolare ricordo e chi stima fra le nuove leve

Potrei citarti Rivera che sta scrivendo la sua autobiografia e vuole inserire l’articolo che ha battezzato la mia carriera insieme a quelli di altri giornalisti che hanno parlato di lui. Preferisco ricordare lui e i calciatori della sua epoca. Persone e non solo macchinette. Quelli di oggi non li conosco, mi arrivano degli eco molto lontani su qualche personaggio un po’ bizzarro. 

 Chi è Rosanna Marani oggi 

Una grande soddisfazione è stata quella di essere inserita nel famedio della Gazzetta dello Sport, segno che ho cambiato il costume italiano. Spero di aver lasciato tracce di me positive. Oggi mi dedico al volontariato, ai diritti degli animali, delle donne e dei bambini. Lavoro come volontaria e sono responsabile della comunicazione web  della  Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente. Mi sto dedicando poi alla poesia, nel 2013 è uscito il mio primo libro di poesie P’Ossessione dopo aver vinto lo scorso anno il premio Alda Merini. Sono molto contenta di aver trovato in me questa vena poetica e ho intenzione di continuare a coltivarla. Una parte del ricavato lo destino agli animali. 

 Giusy Genovese