“Che prestazione di squadra. La Juve ha mostrato un pressing aggressivo giocando velocemente in avanti”.

Così l’ex centrocampista bianconero Edgar Davids ha tweettato dopo la vittoria della Juventus contro l’Atletico complimentandosi con la squadra in cui ha militato.

Del resto, proprio con la Vecchia Signora, Davids è entrato di diritto tra i migliori del club di sempre, totalizzando 235 presenze, dieci reti e vincendo tre scudetti.

…Anche se doopo sette anni passati alla Juventus – il suo carattere irruento sarà la causa della rottura con la società torinese-, nel gennaio del 2004, sarà ceduto in prestito al Barcellona per poi essere acquistato qualche mese dopo dall’Inter.

Nato a Paramaribo nel 1973, naturalizzato olandese, Davids ha esordito diciottenne nell’Ajax, club nel quale si guadagna il soprannome di Pitbull per il suo piglio astioso e per i suoi modi piuttosto sopra le righe ma anche notevoli risultati in campo tanto da essere attenzionato dal Milan che nel 1996 lo recluta.

Non sarà una grande idea, con il senno del poi.
Con i rossoneri, infatti, scende in campo poco, il suo carattere non l’aiuta tanto da venire in seguito definito addirittura una “mela marcia” da Costacurta; a complicare quello che non è mai stato un idillio (tanto meno con la stampa che di lui parla più che altro per le notti brave e le scazzottate) ci si mette pure un infortunio, ossia la rottura di tibia e perone dopo uno scontro in campo con il portiere Bucci; in realtà con grinta e determinazione i pochi mesi Davids riesce a ritornare performante ma l’allenatore Capello, preoccupato dai modi dell’olandese, mette da parte il talento del centrocampista e concorda con la società milanese che preferisce cederlo alla Juventus.

In realtà la “patata bollente” con i bianconeri dimostra sin da subito le sue doti contribuendo a fare vincere lo Scudetto e la Supercoppa italiana.

Anche nel Mondiale del 1998 dove gioca con l’Olanda non è da meno tanto da venire eletto uno dei migliori giocatori della competizione.

Ma alla ripresa del campionato italiano, con la Juventus che pare perdere il suo smalto, con Marcello Lippi che si dimette e l’arrivo del nuovo allenatore Ancelotti, neppure Davids riesce a invertire le sorti della squadra che perde lo spareggio per la Coppa Uefa. 

Non andrà meglio nella stagione successiva e questa volta per un problema di salute, il glaucoma di cui soffre e che costringe Davids ad indossare occhiali scuri anche in campo;  durante la partita contro l’Udinese verrà trovato positivo ad un controllo antidoping. A poco serve sostenere che la sostanza incriminata fosse presente nei medicinali utilizzati per la malattia , Davids verrà squalificato per cinque mesi.

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Rientrerà per trovarsi sotto la guida di Lippi e insieme a Del Piero, Trézéguet, Nedved sarà decisivo per consentire alla Juventus di aggiudicarsi uno scudetto tra l’altro ai danni dell’Inter; scudetto che si aggiudicherà anche la stagione successiva.

Nel Campionato del 2003 – 2004 Lippi però lo schiererà poco, tra le critiche dei tifosi bianconeri che lo considerano un vero e proprio idolo e una rappresentante della mentalità vincente della Juventus.

Così Pitbull lascia la squadra e diventa un calciatore (in prestito) del Barcellona arrivando a fine stagione ad ottenere il secondo posto nel campionato spagnolo; si accaserà all’Inter anche se la sua scelta si rivelerà infelice: quasi sempre lasciato in panchina (però riuscirò se non altro a conquistare con la squadra la Coppa Italia) e di conseguenza di nuovo le valigie pronte.

Sarà il Tottenham ad accoglierlo sino al 2007 anno in cui tornerà ad indossare la maglia dell’Ajax; sarà lui a segnare il rigore decisivo in Coppa nei tempi supplementari contro l’AZ Alkmaar e sarà sempre lui uno degli artefici della vittoria della squadra anche nel campionato.

Dopo esperienze in squadre minori terminerà la carriera nel 2013, anno in cui tra l’altro diventa dirigente della Juventus nel ruolo di ambasciatore nel mondo.

“Con la Juventus ho imparato a vincere. Non so come è successo, è qualcosa che si re­spira nell’aria dello spoglia­toio, sono concetti che vengo­no tramandati da giocatore in giocatore, è il sentimento che ti trasmettono milioni di tifosi e non c’è club nel mon­do che ti faccia lo stesso effetto.”

Silvia Sanmory