Alessandro “Alex” Del Piero, per tutti “Pinturicchio”: l’avvocato Agnelli aveva estro per i soprannomi, questo paragonava Del Piero ad un pittore del Rinascimento italiano… un confronto più che azzeccato.

Alessandro Del Piero le caratteristiche del grande giocatore le aveva tutte e questo lo sappiamo bene.
Dalla sua incredibile tecnica, che gli consentiva di dipingere goal eccezionali anche da calcio piazzato, alla sua strabiliante visione di gioco, da cui nascevano giocate creative in spazi che nessun altro riusciva a vedere.
Come se ciò non fosse abbastanza però Alex Del Piero in mezzo al campo lo ricordiamo anche per altro: leadership, gioco di squadra, spirito di sacrificio.

La sua etica del lavoro e il suo spirito di squadra hanno reso Del Piero uno dei giocatori più apprezzati da tifosi, compagni e allenatori.
Ci sono calciatori come Alex Del Piero attorno a cui sparisce ogni rivalità, ogni pregiudizio. Era come se Del Piero non indossasse solo la casacca della Juventus, Alex era semplicemente Alex, un vanto per il calcio italiano.
Riferimento per i compagni di squadra sia in bianconero che in nazionale, il minimo che i suoi allenatori poterono fare fu insignirlo della fascia di capitano.

Del Piero
Foto: Wikimedia Commons (https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/7a/Striscione_per_Del_Piero.JPG)

È difficile guadagnarsi il rispetto e l’ammirazione della gente dentro e fuori dal campo ma Del Piero l’ha sempre fatto sembrare un gioco da ragazzi.
Prima la squadra, sempre. Prima il gruppo, prima la dedizione, e poi il talento a fare da cornice ad un giocatore che ha plasmato il nostro calcio.
Freddo sotto pressione, lucido quando serve: Del Piero è stato capitano quando tutto andava bene e quando ogni certezza si sgretolava.

Non solo la Champions League e lo Scudetto, ma anche Calciopoli. Non solo la Coppa del Mondo del 2006 ma anche le eliminazioni premature in Francia, in Giappone e Corea.
Alex Del Piero piace a chi ama il calcio perché mette sempre tutti d’accordo. Avrete difficoltà a trovare un tifoso, bianconero e non, che abbia ben visto le scelte della Vecchia Signora in merito al suo futuro.
La sua stella ha iniziato a brillare nel firmamento del calcio nel momento stesso in cui Del Piero ha indossato per la prima volta la maglia della Juventus.
Era il 1993, un piccolo Alex di 19 anni si appresta ad entrare in campo contro il Foggia. Segna un gol spettacolare, i giornali il giorno dopo parlano soltanto di lui… il resto è storia.

Quello dell’esordio è solo uno dei tanti gol di Del Piero che i tifosi italiani ricordano con affetto e nostalgia. Il gol di tacco contro la Fiorentina nel 1994 è diventato un simbolo della nostra Serie A. Reti pesanti sono nate dai piedi magici di Del Piero, come quello contro il Borussia Dortmund in finale di Champions League. Quella finale del 1996 la Juventus non la vinse ma tutta Europa ammirava la classe di Alessandro Del Piero.
Poi ancora il gol decisivo contro l’Inter nel 1998, derby d’Italia che sa di rinascita: Alex tornava a giocare dopo un grave infortunio al ginocchio. Fu la risposta a chiunque si chiedesse se sarebbe tornato il solito, magico Del Piero.

Ma forse il gol che più ci piace ricordare è quello del 4 luglio 2006. Cannavaro libera l’area dall’assedio tedesco, la palla passa tra i piedi di Totti e Gilardino che consegna l’assist perfetto a Del Piero. Il 2-0, la corsa di Alex, il volto incredulo di Marcello Lippi. La voce di Caressa riempie le case di 50 milioni di persone con l’iconica frase: “Andiamo a Berlino, Beppe!”. In quel momento, e in tanti altri momenti, Del Piero è l’Italia e l’Italia è Alessandro Del Piero.

Federica Vitali