La stracittadina per eccellenza va ai nerazzurri che, trascinati da Lautaro Martínez, fresco campione del mondo, si conferma l’uomo d’oro della squadra di Inzaghi: è lui il nostro MAN OF THE DAY

Come la metti metti, il derby è sempre una partita a parte, anche se lo giochi in un classicone tra scapoli ed ammogliati, il giovedì sera.

È il derby, è la madre di tutte le partite, l’eterna lotta tra il tifoso e il diretto avversario che magari abita sullo stesso pianerottolo o è il tuo vicino di scrivania in ufficio.

Quest’anno, la più classica delle stracittadine italiche, ha visto un bel pareggio.
Milan vincente all’andata per 3-2, Inter dominante al ritorno per 1-0.

Dominante, sì, termine quanto mai adatto alla situazione attuale, perché il Milan, ahinoi, non è quello del 3 settembre 2022. Ne sembra piuttosto una minuta tutta colorata di rosso e blu. Una squadra in caduta libera, che dal pareggio in casa con la Roma (due gol dei giallorossi tra la fine del tempo regolamentare e il recupero), sembra non riuscire a risalire la china.

Tutt’altro, eliminazione dalla Coppa Italia ad opera del Torino, pareggio contro il Lecce, sconfitta in finale di Supercoppa contro l’Inter, nove gol in totale presi da Lazio e Sassuolo.

Tutto questo, prima del derby…

Che succede ai campioni d’Italia?
Momento nero, di crisi, preludio di grandi rivoluzioni? Probabile ma nulla che possa offuscare quella che è di fatto, la squadra, dopo il Napoli schiacciasassi, più in forma lì, ai piani alti della classifica.

Gli uomini di Simone Inzaghi sono compatti e risolutivi e, sebbene non sempre brillanti, stanno ottenendo, partita dopo partita, risultati notevoli.

Squadra in forma, squadra motivata, squadra che ha messo in bacheca un’altra Supercoppa, ha conquistato la semifinale di Coppa Italia contro la Juventus e si appresta al ritorno in Champions a febbraio e marzo contro il Porto nella doppia sfida degli ottavi di finale.

Uomo più in forma di una squadra in forma?

Senza dubbio il toro, Lautaro Javier Martínez, venticinque anni, attaccante, argentino fresco e luccicante di vittoria ai Mondiali in Qatar, fascia di capitano orgogliosamente portata al braccio, capelli cementati come la prestanza fisica e la capacità realizzativa.

Dodici gol all’attivo finora solo in campionato, secondo dopo Victor Osimhen, Lautaro è in uno stato di grazia evidente.

Leader, trascinatore, finalizzatore.

L’uomo che ha permesso solo pochissimi giorni fa di far gridare ai propri tifosi “Milano è nerazzurra”, l’uomo che ha posto il terzo sigillo nella finale di Supercoppa contro gli eterni rivali rossoneri.

Testa, cuore, pancia, fiato e gambe.

Non uno dei tanti ma quello che fa la differenza, che ha saputo anche ritagliarsi un posto in primissima fila nella squadra, senza diarchie varie (vedi Lukaku non al top).

Quello che ti svolta le partite più complesse, anche il derby. Anzi, forse soprattutto il derby, quello tra due squadre che ad inizio stagione erano pronte per la conquista dell’agognata seconda stella ma che si sono, almeno al momento, dovute inchinare di fronte a quel Napoli spallettiano che sembra una macchina perfetta.

Il campionato non è finito, le congiunzioni astrali possono essere tante, il campo è l’unico e assoluto giudice.

È davvero l’Inter, con il “Toro” in primis, l’unica avversaria temibile per il Napoli, conti alla mano?

Sempre battistianamente parlando, lo scopriremo solo vivendo!

 

Simona Cannaò