Cristiano Ronaldo come argomento di tesi. La storia di un calciatore diventato azienda diventa materia di analisi.

 

 

 

Qualche giorno fa sui diversi diversi siti online dedicati al mondo Juventus è stato pubblicato l’appello – nonchè sogno – di un giovane tifoso bianconero: la tesi autografa da Cristiano Ronaldo. 

Andando in fondo alla questione, abbiamo scoperto che tale richiesta non era solo frutto di un desiderio dovuto al suo tifo, ma aveva radici ben più radicate e profonde: Matteo, così si chiama il ragazzo, neo laureato in Economia e Commercio all’Università degli Studi di Firenze, aveva addirittura incentrato la sua tesi proprio sul fenomeno bianconero. 

Cristiano Ronaldo, vera e propria macchina da guerra non solo sul campo, ha fatto del suo nome una vera marca aziendale.

Nasce da qui l’idea di Matteo Poggesi. Il resto ce lo racconta lui in questa intensa intervista.

 

Come nasce l’idea di porre Cristiano Ronaldo al centro della tua tesi?

Laureandomi in Economia e Commercio dovevo trovare un argomento economico e volevo che fosse legato al mondo della Juventus.

La Juventus è una delle mie più grandi passioni e sono fermamente convinto che la tesi di Laurea debba essere fatta su un argomento stimolante e che ci appassioni, altrimenti potrbe diventare solo un peso.

Mi sono informato nei database delle Università Italiane e mi sono accorto che mai nessuno in Italia aveva sviluppato una tesi economica su Cristiano Ronaldo. Ho cercato un po’ di informazioni in rete e ho letto qualche libro. Avendo trovato davvero tanto materiale, ho deciso di proporre questa tesi alla mia relatrice, che accettato trovandola molto interessante. E’ nata così l’idea “Marca come identità aziendale: il caso CR7”.

Ci tengo dunque a precisare che è stata una vera e propria ricerca, non un mero lavoro approssimativo. Probabilmente un lavoro così approfondito su CR7 dal punto di vista economico non è mai stato fatto.

 Come è stato accolto il tuo argomento di tesi dal relatore?

Temevo che rifiutasse la proposta, quando però le ho presentato l’idea si è dimostrata molto entusiasta ed ha subito accettato trovandola davvero interessante. Nella tesi ho spiegato cosa sia la marca (in inglese brand) e di come questa si possa sviluppare anche intorno a una singola persona attraverso il processo di personal branding. La docente mi ha subito fatto presente come il collegamento con Cristiano fosse assolutamente giusto.

La persona, il calciatore e l’azienda in CR7 coincidono.

E’ il miglior giocatore al mondo e allo stesso tempo una vera e propria multinazionale.

Cristiano Ronaldo come la casa di carta, il titolo di un nostro articolo, uscito qualche giorno fa. In effetti Cr7 è una macchina da guerra non solo sul campo! Come giudichi questo calcio sempre più business e sempre meno romantico?

Nel paragrafo 3.2 della tesi, “Un’azienda chiamata CR7”, ho analizzato nel dettaglio il portafoglio conglomerato di investimenti del portoghese. La carriera calcistica ha rappresentato per Cristiano un trampolino di lancio nel business, poi una potente campagna di personal branding gli ha permesso diventare un brand internazionale.

E’ il migliore al mondo anche sui social dove risulta essere la persona più seguita. Un suo post su Instagram sfiora il milione di euro di valore.

Tornando alla tua domanda, credo ci siano ancora moltissimi giocatori che amano la maglia che indossano come se fossero dei veri tifosi e molti altri che invece giocano in una squadra soltanto per lo stipendio percepito. Non mi sento però di giudicarli in quanto si tratta della loro professione e nella vita lavorativa ognuno ambisce al meglio.

 

Nel mondo lavorativo è normale che qualsiasi impiegato faccia la voce grossa con la sua azienda e chieda un aumento se si sente fondamentale e importante. Allo stesso modo i giocatori chiedono un aumento di stipendio quando si sentano davvero forti e importanti per il progetto della società.

Ricordiamoci che molti giocatori con i loro stipendi milionari mantengono pure i parenti.

Sono contrario, invece, alle spese folli per i cartellini di alcuni giocatori, ma anche queste dipendono dalle leggi del mercato (lo so bene perchè l’ho studiato in questi tre anni), dal rinnegare il passato e dalla fede per soldi.

Due esempi opposti sono Conte, che rispetto come uomo e come allenatore, probabilmente uno dei migliori tecnici al mondo, e Claudio Marchisio.

Antonio Conte ha accettato l’Inter, mentre Claudio ha preferito ritirarsi piuttosto che accettare il Jiangsu perchè troppo vicino alla proprietà nerazzurra. Ovviamente ci sono tante altre variabili da considerare ed è facile parlarne quando non le vivi in prima persona. 

 Credi che Cr7 accoglierà la tua richiesta?

Quando ho lanciato l’appello sui social ci speravo ma onestamente non credevo che potessi trovare così tanto riscontro. Alcune persone si sono attivate per rendere realizzabile questo mio sogno e adesso (non voglio gufarmela) un po’ ci credo e rimarrei leggermente deluso se non ci riuscissi. Colgo l’occasione per rinnovare l’appello ai lettori di questa testata. Aiutatemi. Vorrei fare autografare la mia tesi di laurea “Marca come identità aziendale: il caso CR7” da Cristiano.

 Cosa gli diresti se te lo trovassi davanti?

Lo scorso anno l’ho visto giocare a Empoli quando fece doppietta mentre al ritorno sono andato a Torino ma lui era assente per infortunio e dunque non riuscii a incrociarlo. Non l’ho ancora mai visto da vicino e non so che reazione avrei. Sicuramente, se mi invitasse a Torino per firmarmi la tesi, lo ringrazierei e gli regalarei una copia. Magari la mette al CR7 Museum o decide di farne un libro. 

 

 Ci sarà il calcio nel tuo futuro, magari come manager di qualche società?

Il calcio è sicuramente la mia più grande passione. Attualmente collaboro con un giornale locale e racconto le partite della Sangiovannese in Serie D ma non penso che l’attività giornalistica sia la mia strada. Diventare DS o DG della Juventus sarebbe davvero il coronamento di una vita.

Mi piacerebbe molto anche diventare un procuratore. La mia ragazza gioca a calcio, la domenica vado a vederla e provo a darle dei consigli, mi dice sempre di iscrivermi al corso per diventare allenatore. Magari un giorno prenderò il posto di Sarri che tra l’altro è valdarnese come me.

A parte gli scherzi, non so se ci sarà il calcio nel mio futuro lavorativo ma sicuramente continuerò a tifare Juventus.

 

Giusy Genovese