(Immagine tratta da calciomercato.com)

A vederlo così, con i lunghi capelli imbionditi dalle meches, ricordava di più una star della dance sul genere di Sandy Marton che un calciatore di Serie A.

Chioma alla “People from Ibiza” che tra l’altro gli impedì, stando almeno alle voci che circolano, di essere selezionato da Daniel Passarella  per fare parte della Nazionale argentina in occasione dei Mondiali del 1998.

Claudio Caniggia è sempre stato un “hijo del viento”, un figlio del vento, non solo perché le cronache riportano la sua leggendaria capacità di percorrere i 100 metri in 11 secondi ma anche per quella sua vita accellerata, con il pedale schiacciato al massimo, sprezzante.

Nato ad Henderson il 9 gennaio del 1967 da adolescente Caniggia si dedica all’atletica con ottimi risultati soprattutto nel salto in lungo e nella corsa; il calcio rimane in secondo piano almeno sino a quando non arriva la chiamata del River Plate, club con il quale diventa titolare nel 1987 e vince l’anno successivo il campionato argentino; nello stesso anno, notato dai selezionatori del Verona, arriva in Italia e ne indossa la maglia.

La sua avventura nel Bel Paese inizia a rilento, a causa di una frattura ad una gamba che lo blocca in panchina per quattro mesi. E inganna l’attesa di tornare in campo dedicandosi alla bella vita tra i locali e presunti problemi di dipendenze.

A rimettere in sesto la situazione arriva la chiamata dell’Atalanta dove finalmente Caniggia riesce ad esprimere al meglio tutte le sue capacità: ala dalla grande velocità che sembra volare, una spiccata propensione al dribbling e perfetto come assist man per i suoi compagni. 

Durante le tre stagioni con in neroazzurro Caniggia colleziona 26 gol in 85 presenze; la sua avventura con l’Atalanta tocca il vertice con i quarti di finale della Champions nel 1991.

Chiusa l’avventura con i bergamaschi, Caniggia viene acquistato dalla Roma ma trovato positivo all’uso di sostanze stupefacenti durante un controllo antidoping viene squalificato per oltre un anno.

Sarà l’inizio del suo tracollo sportivo; dal Benfica  al Boca Juniors per ritornare poi con l’Atalanta (retrocessa in Serie B) senza ritrovare lo smalto e il successo di un tempo.

La sua carriera finirà al Qatar Sport Club.

Caniggia è ricordato anche per il gol segnato a Zenga al San Paolo di Napoli nel Mondiale 1990 in semifinale che ha fatto perdere agli Azzurri la possibilità di accedere alla finale contro la Germania.

Oggi Caniggia vive a Marbella, ha ancora la chioma alla Sandy Marton e continua a fare la bella vita grazie agli investimenti oculati fatti ai tempi in cui militava nei grandi clubs; come ha più volte dichiarato, si dedica più per hobby che per occupazione a segnalare i futuri talenti facendo da tramite tra le squadre argentine e quelle inglesi.

Silvia Sanmory