Gigi Buffon dopo diciassette anni con la Juventus sabato ha dato l’addio al Club torinese; il portiere migliore al mondo, che ha messo k.o. al suo esordio in Serie A con la maglia del Parma il Milan di  Maldini ha segnato un’epoca ed è stato l’emblema della juventinità

E’ il 19 novembre 1995.

Vigilia di una partita di Serie A che definire importante è dir poco.

Il Milan di George Weah, Maldini e Baggio da una parte.

Il Parma e un diciassettenne che ancora non ha esordito in Prima Squadra dall’altra.

L’allenatore del Parma, Nevio Scala, che è solito passare nelle camere dei suoi giocatori per verificare il loro stato d’animo nel pre-partita, chiede al diciassettenne, Gianluigi Buffon, se si sente pronto ad esordire proprio in quel match.

 “Mister, quale è esattamente il problema?” si sente rispondere in tono pacato ma risoluto.

Tra i due pali della porta, rimasta incredibilmente inviolata grazie all’altrettanto incredibile maestria di un debuttante adolescente con i nervi saldi, inizia l’ascesa di Gigi.

Il giorno seguente i quotidiani sportivi lo ribattezzano unanimi come lo “straordinario Baby Buffon”, che para qualsiasi pallone che arriva da quel Milan campione d’Italia.

Tre anni dopo, allo stadio Tardini di Parma, al 67’ della partita contro l’Inter, l’ex Baby Buffon sale di nuovo alla ribalta della cronaca per il rigore parato al fenomeno dell’epoca, Ronaldo, il più forte del mondo che non riesce però a mettere k.o. i guantoni del ragazzone di Carrara.

“Possono cambiare gli uomini, possono cambiare i dirigenti, però quello che ha di forte questa società sono i giocatori cui è stata tramandata una voglia di vincere, di primeggiare, che non è pari in nessuna altra squadra”.

Buffon parla così della Juventus, di quella sua Vecchia Signora alla quale ha riservato 17 anni di fedeltà assoluta e di istanti memorabili.

Accomunato al club, come ha ricordato giovedì durante la conferenza stampa all’Allianz Stadium, da valori quali “onestà, lealtà e forte lotta all’ipocrisia”.

Tra i bianconeri Gigi approda nel luglio del 2001, acquistato tra l’altro per la cifra record (che ne farà il calciatore italiano e il portiere più costoso di sempre) di 75 miliardi di lire; sarà la squadra che maggiormente lo identifica tanto che alcuni giorni fa ha ribadito la sua gioia nell’essere sempre stato percepito come “uno da e della Juve”.

Un vero juventino, che tifa ed incoraggia la sua squadra e non l’abbandona neppure nei momenti difficili.

Estate post Mondiale 2006: Calciopoli trascina la Juventus in Serie B, Buffon è subissato di offerte da ogni parte d’Europa; ma il suo unico obiettivo è quello di riportare la bandiera bianconera in vetta, obiettivo comune anche ad altri juventini doc come Del Piero, Trezeguet, Nedved e Camoranesi.

Una scelta che sarà premiata con la risalita in Serie A, la fascia di Capitano, i sette scudetti consecutivi, le 4 Coppe Italia vinte.

Unico rammarico non essere mai riuscito a vincere in bianconero una Champions League, nonostante proprio nella stagione 2016/17, quella che si conclude con al sconfitta di Cardiff, venga eletto Miglior Portiere dell’anno dalla Uefa e sia reduce da un’annata favolosa.  

La sua unica Coppa Uefa risale al 1999 quando il Parma vince la finale contro il Marsiglia per 3 – 0.

Buffon, il più grande portiere della storia (suo il record di imbattibilità  in Serie A con porta inviolata per ben 974 minuti), carattere forgiato come il marmo della sua città d’origine, caparbio e risoluto, resterà impresso nella memoria collettiva anche di chi non tifa Juventus, anche di chi segue il calcio solo per spirito patriottico, in quella diretta tv del 13 novembre scorso; svaniti i Mondiali per la Nazionale italiana con lo 0 – 0 Italia – Svezia è stato lui il primo a scusarsi davanti alle telecamere, senza riuscire a trattenere le lacrime, con il peso della responsabilità addosso pur essendo il meno  responsabile del fallimento.

Perchè fare gruppo è sempre stato il suo leit motiv, il suo cavallo di battaglia: “Mai solo. Sempre in squadra”.

Che si vinca o che si perda. 

Sabato, con la sua ultima partita con la Juventus, si è chiusa un’era.

Buffon non ha ancora deciso se appendere definitivamente i guantoni al chiodo: “Sono una persona che si nutre di sogni e ambizioni e per me l’essenza della vita è quella: trovare una sfida”.

Una sfida.

Capitano, non è ancora venuto il momento di gettare l’ancora, continua a veleggiare.

Silvia Sanmory

Fonte foto: Corriere dello Sport