Andrea Colpani, detto El Flaco.

Sì, esatto, “El Flaco”, proprio come un illustre argentino che tutti noi ben conosciamo, solo che Andrea ha capelli lunghi e fascia tra i capelli a ricordare altri profili e altre fattezze, ma non ci sottilizziamo.

Numero 28 del Monza, arma imprescindibile di Raffaele Palladino, forse non tutti sanno che è stato l’ultimo pupillo di Silvio Berlusconi – uno che di calcio se ne intendeva.

Fosse stato per lui lo avrebbe schierato sempre e si arrabbiava se non lo vedeva in campo.

Andrea Colpani, nato a Brescia nel 1999, a 17 anni vince il campionato under 17 con l’Atalanta, il club con cui è calcisticamente cresciuto.

Ma è esile, così esile che sembra quanto meno stonato nel calcio atletico di oggi, tanto che ci si chiede se il suo talento – perché possiede talento – possa abitare in quel corpo che sembra creato per un altro tipo di sport.

Nessuno sembra voler veramente scommettere su di lui.

Fino all’arrivo della magica coppia Galliani-Berlusconi al Monza. Basta poco al direttore sportivo della squadra lombarda per convincere i due storici patron a portarlo in squadra, sicuro di aver trovato l’uomo giusto per il centrocampo.

Tuttavia la stagione scorsa non è esattamente in discesa per Andrea.

Colpa di quel suo modo di essere così, indefinito.

Che ruolo assegnare a Colpani? A turno un po’ tutti.

Ed è vero che puoi collocarlo in tutte le zone delle mediana perché te le coprirà tutte, anche con risultati discreti.

Ma Andrea dice di sé che “si è sempre pensato più vicino alla porta” e i dati di questo inizio stagione gli stanno comunque dando ragione.

Sì, perché queste prime 8 gare di Serie A ci mostrano un giocatore più completo che, pur essendo arrivato più tardi di altri a collocarsi stabilmente nella trequarti mostra una consapevolezza acquisita non soltanto nelle parole, ma anche nei numeri.

 

Già quattro i gol segnati ( metà dei gol totali del Monza!), ma non solo: ha brillato per passaggi chiave, per l’attiva partecipazione in tutte le azioni e per come gestisce la fase di non possesso (uno degli elementi che  evidenzia maggiormente la sua crescita).

La fluidità dei suoi movimenti e la capacità di inserirsi con facilità tra le maglie delle difese avversarie risultano assai utili a Palladino.

Il mister del Monza, decidendo di dargli spazio e libertà in campo, sta probabilmente favorendo l’ evoluzione di un numero 10 per la maglia azzurra della Nazionale.

 

Appare abbastanza evidente – ed è anche giusto – che  Luciano Spalletti voglia procedere con cautela.

Per questa sosta ha preferito aspettare e rimandare ancora un po’ la convocazione. Ci sta. 

È indubbio, tuttavia, che Andrea Colpani stia giocando in un modo del tutto degno della maglia della Nazionale. il suo avvio di stagione è tutt’altro che comune e tutti vorremmo si trattasse finalmente dell’esplosione del suo talento.

 

Mai come ora – in questo periodo che oseremmo definire burrascoso – abbiamo bisogno di giocatori all’altezza della storia azzurra.

Abbiamo bisogno di giocatori che si muovono con meno frenesia e potenza e con più sinuosità, in quel modo un po’ rétro che caratterizza i numeri 10 di una volta e chissà, forse davvero è un bene che sia nato così, alto e mingherlino invece che tutto muscoli.

Il suo è un calcio pulito, geometrico, ordinato, elegante. In questo senso è davvero più vicino ai numeri dieci di una volta, che non disdegnavano i movimenti da seconda punta (D. Manusia, L”ULTIMO UOMO)

E magari è questo il motivo per cui anche la sua crescita è progredita più lentamente rispetto ad altri: per rispettare quell’ordine e quell’eleganza.

In stile Colpani.