Tutta una preghiera il match di Torino oggi. Di preghiere ne sono state recitate tante in questi 99 minuti di gara, specie nella seconda parte di gioco in cui, l’Inter, dopo aver trovato il vantaggio nei primi 45 minuti, ha mostrato un calo di concentrazione e di organizzazione tattica. Kondogbia, autore del gol, quasi assente nella ripresa.
Terza vittoria consecutiva per gli uomini di Mancini e ancora una volta, l’ennesimo 1-0. Vince ma non convince. Non convince sul piano dello spettacolo: per niente brillanti i nerazzurri non riescono a costruire sotto porta lo spettacolo che ci vorrebbe per fare il salto di qualità. Ma per ora ci si accontenta, se questo basta per restare in vetta. Almeno in questa partita. I granata dopo un primo tempo assenteista, escono dal guscio nella ripresa e con un crescendo di maturità disturbano ai piani alti Sant’Handanovic che, al posto dell’aureola oggi indossava un cappellino e di miracoli ne ha fatti. La squadra di Ventura ci prova ma, a opporsi trova oltre che un grande Murillo, un immenso Handanovic.
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Mancini per niente entusiasta del gioco dei suoi, commenta la partita con la solita tranquillità: “Per battere Roma e Torino dovevamo difendere e attaccare, così come abbiamo fatto. Per giocare meglio dobbiamo conoscerci di più. Abbiamo avuto occasioni per chiuderla ma le abbiamo sbagliate. Se non fai gol rischi di fare come l’anno scorso. Lontani ancora dalla mia idea”.
 
Egle Patané