Ha un viso sempre solare, Fabio Quagliarella, la classica faccia da impunito “scugnizzo” napoletano: un sorriso che ispira simpatia e fiducia, si fa subito voler bene.
Ha trentaquattro anni eppure sembra presente nel panorama del nostro calcio da un’eternità: perché Fabio, talentuoso e volitivo, nel calcio ci vive e ci ha lottato tanto, attraversando periodi bui e difficili che quel suo bel sorriso sa camuffare assai bene.
Cresciuto nelle giovanili del Torino ed esploso con la maglia dell’Udinese, lui, nato nella ridente Castellammare di Stabia nel cuore del Golfo di Napoli, desidera ardentemente vestire l’amata maglia azzurra della propria città: il suo grande sogno. Eppure, percorre il suo crescente cammino in Serie A tutto al Nord, senza risparmiarsi, generoso, a suon di bordate con il suo tiro preciso e potente: le reti più belle sono spesso realizzate da grande distanza.


Ha ventisei anni quando finalmente il Napoli si accorge di lui e decide di realizzare il suo desiderio, acquistandolo con un contratto quinquennale; ma, dopo appena un anno, come un fulmine a ciel sereno la società partenopea lo cede in prestito alla Juventus, scatenando una vera e propria rivolta tra i tifosi che non gli risparmiano critiche feroci e lo bollano definitivamente come traditore. Come se non bastasse, a distanza di pochi mesi incorre nella rottura del crociato anteriore destro: sembra essere un periodo da incubo, per Fabio, che, nonostante tutto, non perde mai la voglia di continuare e di farsi valere. Lavora con serietà e con grande rispetto, dei propri tifosi come di quelli avversari, e continua a dimostrare il suo affetto alla piazza partenopea che pur lo accoglie ogni volta con rabbia e fischi.


Sono anni difficili per Fabio Quagliarella, che, non rientrando più nei progetti della società bianconera, ritorna prima a Torino, e infine a Genova, alla sponda blucerchiata che già lo aveva conosciuto agli albori della sua carriera. Tutti o quasi ignorano il dramma personale che Fabio vive da anni, di cui si giunge a conoscenza solo nello scorso inverno: a conclusione di un lungo e logorante processo infine vinto, Quagliarella rivela in lacrime che aveva dovuto, contro la sua volontà, abbandonare Napoli, dove uno stalker stava rendendo la sua vita familiare e professionale un inferno.

La liberazione dall’enorme peso, la pace fatta con il tifo napoletano sono state come linfa vitale per l’attaccante numero 27 (in memoria di un suo amico deceduto), che sembra davvero aver trovato in casa Samp la sua dimensione ideale: stima, affetto dei tifosi e, dulcis in fundo, la fascia da capitano, indossata per la prima volta il 22 gennaio; la scorsa stagione ha chiuso con 12 reti all’attivo, e in questa, ne ha già realizzate tre: non male, per un trentaquattrenne.
Molti sono i suoi ex sostenitori che ancora lo seguono sui social, dove appare sempre più nelle vesti di capitano e trascinatore della compagine genovese. Un uomo educato, quasi d’altri tempi, come sancisce anche il “Premio Gentleman Fair Play” riconosciutogli lo scorso maggio per “un comportamento leale e rispettoso verso tifosi ed avversari e il superamento di un momento personale che avrebbe messo in ginocchio chiunque”.
Chissà, se fosse rimasto a Napoli: Fabio Quagliarella però non vive di rimpianti. La sua seconda giovinezza è cominciata a Genova e i blucerchiati ringraziano lui e le squadre “grandi” che per svariati motivi lo hanno allontanato.
Per noi avversari, è l’esempio di un uomo forte, genuino, che ha dimostrato coi fatti cosa voglia dire lottare sul campo, lasciando a casa i problemi e sfoggiando sempre un sorriso da ragazzino impertinente.

 

Daniela Russo