Gennaio 2019.
Tempo di mercato e tempo di bilanci. Tutte le squadre ne fanno uno, considerando variabili, politiche finanziarie e proiezioni future.
Tutte le squadre inseguono una strategia, grandiosa o modesta ma sicuramente coerente: tutte tranne una, la Roma.

Nella passata stagione il cammino della Roma sembrava dover prendere una strada ben precisa: secondo o terzo posto in Campionato, la Coppa Italia ed un buon piazzamento in Champions League. Dopo l’addio di Totti un certo scetticismo aleggiava intorno a quel di Trigoria su chi potesse raccogliere quel testimone così pesante: il pensiero andò subito a De Rossi, ma l’incostanza del giocatore teneva con il fiato sospeso un po’ tutti e poi la “scure” del Fair Play finanziario, una situazione troppo complicata da non sottovalutare.

ROME, ITALY – AUGUST 27: Daniele De Rossi of AS Roma during the Italian Serie A match between AS Roma v Atalanta Bergamo at the Stadio Olimpico Rome on August 27, 2018 in Rome Italy (Photo by Laurens Lindhout/Soccrates/Getty Images)

Nel calcio si sa, difficilmente si possono fare previsioni. Infatti la Roma arrivò terza in Campionato, De Rossi mostrò di essere davvero un leader fuori e dentro lo spogliatoio, uscì al primo turno di Coppa Italia ma a maggio sembrò resuscitare compiendo un’impresa che riuscì a riportare lustro ad una squadra rimasta al buio per troppo tempo. Arrivarono gli sponsor, i “milioni” della UEFA, ed anche un certo ottimismo che qui nella Capitale si fatica sempre a raggiungere. Quella falsa serenità regalò per un brevissimo tempo l’illusione che forse, dopo tanta sofferenza, era giunto il momento di aprire i polmoni per  respirare pienamente di una certa sicurezza e invece, nemmeno un mese dopo l’idillio, il mercato imposto dalla società e interpretato dal nuovo DS Monchi riportò tutti con i piedi per terra.

Le  illustri cessioni di tre degli interpreti che portarono la Roma a vivere un vero e proprio sogno quella notte di primavera all’Olimpico – Nainggolan, Alisson, Strootman – aprirono la strada verso una prevedibile quanto inaspettata regressione. Il mercato estivo confermò i sospetti e ad oggi la certezza che qualcosa non abbia funzionato è sotto gli occhi del mondo intero.

Nella “vita” di una squadra –  bisogna ammetterlo, a meno che non ti chiami Juve o Barcellona –  hai poche speranze di vivere per anni doppiando i tuoi successi:  puoi fare delle proiezioni, cercare di migliorarti, ma il risultato rimane sempre un’incognita. Ecco, per la Roma questo discorso sembra però dipendere sempre da qualcos’altro e l’unico obbiettivo che si è cercato di raggiungere è sicuramente il risanamento dei debiti.
Strategia da premiare in virtù del fatto che senza i conti al loro posto una squadra, oltre che incorrere in pesanti sanzioni, potrebbe addirittura perdere il suo “status” e trovarsi talmente ricoperta di debiti da dover ricorrere al Tribunale fallimentare. La società di Pallotta, conscia del rischio a cui era esposta è riuscita a riportare la situazione a livelli accettabili pur dimostrando un certo valore anche sul campo; chiaramente per finalizzare il tutto, oltre agli interventi diretti del Presidente, la Roma come società deve autofinanziarsi e l’unico modo per farlo sembra essere il gioco delle plusvalenze.

Riagganciandomi al precedente discorso, in estate la cessione vissuta con più Pathos è stata quella del centrocampista belga Nainggolan. Accolta dai tifosi come un vero e proprio sfregio ai colori e all’attaccamento verso la maglia, ad oggi pare sia stata l’unica operazione ad aver segnato in positivo il cammino dei giallorossi.
Le ultime note negative che arrivano sul giocatore dalla città di Milano sembrano essere un’ulteriore conferma del carattere genuino e lungimirante della trattativa.

Nulla da eccepire sul Nainggolan giocatore, ben più di qualcosa da rivedere sul Nainggolan professionista e, ad oggi, una benedizione la contropartita Zaniolo che ha stregato la piazza giallorossa.

MADRID, SPAIN – SEPTEMBER 19: Nicolo Zaniolo of AS Roma looks on during the Group G match of the UEFA Champions League between Real Madrid and AS Roma at Bernabeu on September 19, 2018 in Madrid, Spain. (Photo by Quality Sport Images/Getty Images)

Il baby fenomeno – come ormai da qualche tempo viene amorevolmente apostrofato –  è diventato in poco tempo il perno della rosa di Di Francesco: fresco, intuitivo e camaleontico, dopo un passato nelle giovanili della Fiorentina la dirigenza viola decide di escluderlo dalla titolarità in campo. Passato all’Inter e grazie alla lungimiranza di mamma Francesca – romana e romanista doc –  riesce ad entrare nella trattativa Nainggolan, a ritornare a Roma ed a conquistare pubblico e critica.
La carriera è lunga e si sa, con la dirigenza attuale il vento sembra cambiare facilmente, ma la scommessa su di lui pare sia stata vinta.
Non una magra consolazione visti i numeri in campo: di certo però non abbastanza per riparare agli eccessivi errori di mercato che il Ds spagnolo ha incasellato nella finestra di mercato estiva.

Bianda, Mirante Marcano, Coric, Pastore per non parlare di Karsdorp, veri e propri “cold case” che meritano più di una risposta.

TURIN, ITALY – AUGUST 19: Robin Olsen of AS Roma issues instructions during the Serie A match between Torino FC and AS Roma at Stadio Olimpico di Torino on August 19, 2018 in Turin, Italy. (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)

A coprire i buchi di scelte non proprio oculate ci ha pensato Olsen, lo svedese, accolto senza clamore nel caldo asfissiante dell’estate romana. Ha ben presto asciugato le lacrime – non proprio tutte… – di chi gridava al sacrilegio per la cessione del portiere brasiliano, le sue evoluzioni hanno regalato alla Roma una certa serenità, minata certo da infiniti altri problemi ma sicuramente non quelli legati all’estremo difensore.

La difesa può dirsi ancora tale se alle sue spalle c’è un certo Manolas a dirigerla: uno dei pochi gladiatori rimasti a questa Roma che più volte ha espresso il desiderio di prolungare il contratto fino a fine carriera, un amore viscerale che il greco mosta ogni volta in campo, grinta e tenacia non sempre ripagata dai compagni di reparto che ballano troppo per riuscire a sembrare il punto di partenza di una possibile rinascita. E poi le incognite di quest’anno a partire da Florenzi – mai davvero incisivo -, Juan Jesus, Fazio, Bruno Peres, Santon per non parlare di uno Schick che ha davvero chiuso le porte a qualsiasi pensiero di redenzione.

Una Roma guidata da giovani quindi che dovrebbero segnare l’impegno e la crescita di una squadra che tenta di rimettersi in gioco, senza però risultare mai davvero pungente.

Laura Tarani