Lo stadio Diego Armando Maradona è pronto a essere lo scenario della penultima partita del Napoli di Luciano Spalletti e soprattutto dell’ultima volta nel “suo stadio” per il capitano Lorenzo Insigne. 

Domenica 15 maggio, non sarà di certo una domenica normale per Insigne, perché volente o nolente dovrà salutare per l’ultima volta quello stadio e quella tifoseria che, per lui, nato napoletano e capitano del Napoli, hanno significato tanto. 

Un giorno che, fin dall’annuncio del trasferimento con il Toronto dell’8 gennaio, Insigne avrà considerato come la fine della sua storia partenopea. 

Una storia lunga, che conta all’attivo 121 gol, in quasi 10 anni di carriera in azzurro, non contando gli inizi nelle giovanili del club partenopeo.

Era infatti il 2006, quando il giovanissimo Lorenzo entra a far parte della cantera, muovendo i primi passi nella Primavera per poi esordire, appena maggiorenne in prima squadra nei minuti finali di un Livorno-Napoli nel 2010. 

Dal 2012, tornato da due anni di prestito, il giovane attaccante si fa notare sempre e più spesso, diventando fondamentale nello scacchiere del Napoli.

La sua carriera in azzurro è conosciuta e sono le sue prestazioni a parlare per lui, come il record di gol, superato ai “danni” dell’eterno Maradona. 

Lorenzo Insigne, eguaglia Maradona e dichiara amore al Napoli

Ma perché questo addio? 

Questa domanda se la ripetono come una costante i tanti supporters.

Semplice, perché anche le storie d’amore più belle finiscono e si decide di prendere strade diverse.

La tifoseria ha accettato questa addio, sebbene non tutti sembrano essere dispiaciuti di questo imminente saluto. 

Complice una stagione tra alti e bassi, il tabù rigori (come l’ultimo, sbagliato, contro il Torino) o le occasioni sprecate per non aver passato la palla, per quella sua spesso ossessione da gol, il rapporto con una gran parte della tifoseria ha finito per incrinarsi definitivamente. 

Un rapporto odio e amore, che lo stesso Insigne non ha mai escluso: 

“La gente si è sempre aspettata tanto da me. Ho cercato di ricambiare. Ho avuto degli screzi qualche volta coi tifosi e mi dispiace. Qualcuno non mi ha mai compreso al 100 per cento. Chi mi conosce davvero, sa come sono fatto”. 

Incomprensioni che sono state spesso oggetto di attacchi sulla sua posizione da capitano, titolo ereditato dopo l’addio di Marek Hamšík.

via la fascia da capitano” o “che posi la fascia”. Queste sono alcune delle frasi che si sono susseguite sotto i suoi post sui social.

Dalla prossima stagione la fascia di capitano potrebbe indossarla Kalidou Koulibaly, ma fino a quel momento vi sono altre due partite da giocare. 

Secondo comunicazioni, il Napoli è pronto per organizzare nel pre-partita un momento per celebrare il numero 24.

La parola fine è pronta per essere scritta per poter concludere questo capitolo italiano.  Come in tutte le storie però,  è difficile pensare a mente lucida a ciò a cui penserà Lorenzo Insigne durante l’ultimo giro di campo al termine dei 90 minuti. 

Di una cosa però possiamo esserne certi!

La tifoseria presente lo applaudirà perché nonostante tutti i nonostante, Lorenzo Insigne è stato in questi anni un simbolo del Napoli. Uno dei “tre tenori” con Mertens e Callejon o Lorenzo “il Magnifico. 

La partita contro il Genoa sarà la cornice perfetta per il suo passo d’addio che ricorderà a Toronto, quando a separarlo da Napoli ci saranno 7.268 km e un oceano infinito.

Un legame con Napoli e soprattutto con la squadra, che però non lo lascerà mai, visto il suo tatuaggio che lo rappresenta bambino mentre guarda l’allora San Paolo. 

Come disse l’ex capitano del Napoli, Paolo Cannavaro: “Puoi togliere Napoli da un napoletano ma non puoi mai togliere Napoli dal cuore di un napoletano”.

Nell’attesa del futuro in Major League Soccer, Lorenzo Insigne è pronto per vivere per l’ultima volta da giocatore azzurro l’aria del Maradona, prima di poter mettere la parola fine. 

 

Rosaria Picale