Juve-Napoli è, da sempre, una partita attesa e contesa.
Anche in questo campionato all’insegna del Covid 19, i tifosi la aspettavano con trepidazione.

Ma Juve-Napoli, come tutti ben sappiamo, non si è disputata.
Il focolaio scoppiato al Genoa, la partita dello stesso Genoa contro il Napoli e la conseguente emergenza-contagi, hanno creato un effetto domino che a oggi non sappiamo come evolverà.

Quando i campionati sono ripartiti, tutti sapevamo che sarebbe arrivato un momento critico in cui il Coronavirus avrebbe nuovamente sconvolto l’andamento della competizione.

Ingenuamente – guardando anche agli altri Paesi – abbiamo pensato che il protocollo della Lega poteva essere sufficiente a evitare caos.

E invece no.

Parliamoci chiaro: il rischio che il Napoli diventasse un secondo focolaio c’era tutto, pertanto non mi sento di obiettare a prescindere le posizioni di una Azienda Sanitaria.

Fatto sta che il suddetto protocollo – tra l’altro approvato anche dal Presidente del Napoli – dava delle disposizioni nette, precise. Le stesse che prevedono la sconfitta della squadra che non scende in campo, situazione creatasi domenica sera quando la Juventus al completo è giunta allo Stadium per giocare.

Invece, ad oggi, l’incertezza dilaga e tutto resta sospeso in una bolla.

La giustizia sportiva è importante, le decisioni delle ASL idem. Il buon senso invece continua a latitare. 

Ricordo che negli altri campionati le partite si sono svolte, anche senza 7 positivi (vedasi PSG).

Il giocattolo si è già rotto appena alla terza giornata. Oramai il precedente c’è…

… E la strada per la fine è lunga!

 

Daniela Russo


Lo spauracchio COVID con il ‘codazzo’ di conseguenze varie, stop, strascichi di polemiche e affini, si è concretizzato domenica scorsa con il fattaccio di Juve – Napoli.

A distanza di giorni ci si sta ancora chiedendo chi, non solo in riferimento a questa specifica partita, ma alla procedura da seguire in generale, abbia l’ultima parola in quanto a decisione preventiva in caso di tamponi positivi dei giocatori.

Nel caso di Juventus – Napoli, la storia inizia prima di sabato 3 ottobre.

Inizia una settimana prima, con quel Napoli – Genoa e da quello che poi, nel giro di pochi giorni, è diventato un caso, il caso del focolaio nella società gialloblu.

Il seguito è stato quello che ormai tutti sanno, o tutti pensano di sapere, semmai…

Paura di giocare senza Insigne e Zielinski, complottone anti Juve, strabiliante ipotesi di combine De Laurentiis – ASL NA2: tutto prontamente smentito dalla Dottoressa Granata, come smentite tutte le altre suggestive ipotesi di pressione da parte della SSC Napoli verso l’ASL suddetta al fine di evitare trasferta e svolgimento del match.

Fiumi di parole, parolacce, farneticazioni dai social sono state gettate come coriandoli in questi giorni, mentre ancora non si sa che ne sarà di questa partita.

Il Napoli avrebbe agito nel rispetto delle regole per la salute propria e altrui, la Juve nel rispetto delle regole stabilite dal protocollo firmato mesi fa da tutte le società di Serie A.

Chi ha ragione?

La Juve che avrà la partita vinta a tavolino o il Napoli che eviterà la sconfitta e l’eventuale penalizzazione? Si giocherà prima o poi la partita?

Il tutto è un grande BOH!

Intanto il giudice sportivo temporeggia e non ha ancora emesso il verdetto dopo domenica sera.

Il tifoso del Napoli vorrebbe giocarsela eccome, perché si sa che con la Juventus, titoli e prestigio a parte, non è mai SOLTANTO una partita.

Ma la salute DEVE essere anteposta a tutto e allora due cose dovranno necessariamente essere chiarite, in mezzo a questo marasma pauroso di polemiche: chi deve esprimersi a mo’ di Cassazione in casi come quello di Juventus – Napoli e la modifica inevitabile del protocollo firmato mesi fa, per evidente mutazione della situazione epidemiologica.

Questa sarà la base da cui partire, e non solo per la partita della discordia ma per tutte quelle che verranno, se si vorrà tentare di salvare la stagione calcistica e tutto l’indotto che le gira attorno, oltre che all’onorabilità e alla serietà di chi lavora nel mondo del pallone.

Se al Napoli sarà poi inflitta la sconfitta e/o la penalizzazione, beh, sarà un monito, forse. Ma ci si rialzerà come sempre. Del resto, ‘o Napulitano se fa sicco ma  nun more.

 

Simona Cannaò


Caos.
Non ci sono altre parole per descrivere gli incresciosi fatti di
Juve-Napoli.

Il Napoli, alla luce della positività di due tesserati, viene bloccata dalla Asl campana e non può raggiungere Torino, dovendosi attenere alle disposizioni dell’autorità sanitaria e ponendosi, quindi, in isolamento fiduciario.

Dall’altro lato c’è la Juventus, scesa regolarmente in campo (come anche dichiarato da Agnelli nelle ore precedenti il fischio di inizio) che reclama la vittoria a tavolino, appellandosi al protocollo firmato dalle società di Serie A.

A guardarlo da esterna (in quanto seguo una squadra non coinvolta direttamente – almeno per ora-) sembrerebbe che la ragione sia esattamente in mezzo, come spesso accade.

Quello che in un primo momento – e lo dico senza vergogna – è sembrata una manfrina di De Laurentiis per posticipare la gara, ora assume contorni che vanno ben oltre la semplice vittoria o sconfitta a tavolino.

Tanto che lo stesso Giudice Sportivo ha preso tempo per decidere; la situazione, evidentemente, non è chiara neppure per lui.

Tralasciando le varie sensazioni dei tifosi dell’una o l’altra squadra, quello che va indubbiamente chiarito (per il bene del calcio tutto, indipendentemente dai colori) è questo fantomatico protocollo.

Il fatto stesso che la Asl possa bloccare una squadra, in barba a quanto invece dichiarato dalla Lega Calcio, getta tutto il sistema calcio in confusione.

Quello che serve è chiarezza e una linea comune da seguire che sia chiara per tutti (società, autorità sanitarie, CTS e Lega Calcio).

A mio modestissimo parere, è difficile – se non impossibile – contenere i contagi da Covid se non con la soluzione più ovvia: il ritiro, la ‘bolla’ o come preferite chiamarla.

D’altra parte, se nonostante i tamponi e i controlli a tappeto non si riesce ad evitare il contagio, forse è l’unica soluzione praticabile per assicurare il regolare svolgimento di un campionato che, altrimenti, rischia di essere inevitabilmente fermato.

 

Micaela Monterosso