La storia di Giuseppe Furino,
mediano della Juventus negli anni ’70-’80,
somiglia ad una favola.  

Nato a Palermo arriva a Torino a 15 anni a seguito del padre Maresciallo della Guardia di Finanza e inizia a giocare nelle giovanili della Juventus.

Diventerà tra i giocatori più rappresentativi  della Vecchia Signora. 

Erano gli anni ’70, quando il calcio era considerato uno sport con regole rigorose, dove i giocatori sapevano cosa voleva dire far parte di una squadra e i divi non esistevano.

Furino è stato un mediano eccezionale. Dalla fisicità minuta  ma  forte e veloce nella corsa. Era aggressivo, infaticabile e durissimo nei contrasti; aveva il potere di cambiare il corso della partita.

Per queste caratteristiche è stato soprannominato “Furia, Furin-Furetto”: capitano con l’elmetto.

“Nella sua storia leggendaria la Juve ha avuto eccelsi gregari.
Ma nessuno all’altezza di questo nano portentoso, incontrista, e cursore, immenso agonista, indomabile nella fatica, i piedi come uncini dolorosi in certe circostanze.”
(Vladimiro Caminiti)

Erano altri tempi e il concetto di squadra era sacro. Furino era forte nel recupero  palloni, nel servire  assist, un punto di riferimento per i compagni.

Capitan Giuseppe Furino ha avuto una carriera straordinaria legandosi alla Juventus per quindici anni.

“Furia” ha vinto 8 campionati italiani, 2 Coppe Italia, 1 Coppa UEFA e 1 Coppa delle Coppe. Arrivò due volte in finale di Coppa dei Campioni, e fu vicecampione mondiale nel 1970 con la Nazionale italiana.

Non era alto, ma disponeva di un fascio di muscoli che lo rendevano fortissimo.

Non aveva paura di nessuno.

Consapevole dei suoi mezzi marcava a uomo tutti i suoi avversari, confrontandosi con dei grandi campioni come Giacomo Bulgarelli, Gianni Rivera e Sandro Mazzola.

“Capitano sì … Bandiera no. Non mi è mai piaciuto l’accostamento con le bandiere, che stanno alte in cima a un pennone. Io stavo rasoterra. A lavorare.”
Giuseppe Furino, 2014

Prima di arrivare alla Juventus vestì la maglia del Savona e successivamente quella del Palermo.

In terra siciliana, il centrocampista fu determinante per la salvezza del club. Era il 1969, il club siciliano decise di non esercitare il diritto di riscatto, tornò quindi alla Juventus.

L’inizio alla Juventus non fu facile. La società pareva poco fiduciosa. Ma nel 1970 le cose cambiarono.

L’arrivo di Giampiero Boniperti (ex bandiera bianconera) gli cambiò la vita.
Era giunta finalmente la sua chance.
Boniperti puntò su di lui e lo affidò prima ad Armando Picchi, dopo a Cestmir Vypàlek.

In poco tempo divenne un inamovibile della squadra. Vycpalek lo stabilizzò in campo nel ruolo di mediano.

Con la Nazionale ebbe un rapporto un controverso.
Il centrocampista non riuscì ad affermarsi  come avrebbe voluto e disputò poche partite: un amore mai sbocciato.

Dopo il calcio giocato, nel 1991 Boniperti lo richiamò alla Juventus come con il ruolo di dirigente.

L’ex mediano assunse la  carica di responsabile del settore giovanile.

Dopo questa esperienza durata 8 anni, Beppe Furino si dedicò all’attività di assicuratore, messa in piedi ancora da calciatore e, nel 2015 si candidò sindaco della città di Moncalieri nelle file del centro-destra, non venendo eletto.

Beppe Furino negli anni è rimasto sempre fedele a sè stesso e ai suoi ideali. Non scendendo mai compromessi. Come era sul campo, lo era nella vita: rigoroso, combattente e osservante delle regole.

 

Cinzia Fresia