Noi figli degli anni ’90 cresciuti con i walkman e la radio sempre accesa nella nostra cameretta avevamo poche ma solide certezze. Una di queste era proprio la musica.

Note e parole che adottavamo come colonna sonora della nostra adolescenza, ribelle e tranquilla, tormentata e rassicurante. Eleggevamo una canzone come status symbol di un particolare momento tutto da vivere. Come “A casa di Luca”, che canticchiavamo al karaoke, ai falò, in classe nella pausa merenda, o anche solo quando ci ritrovavamo soli chiusi nella nostra camera. Siamo nel 2018, e noi figli degli anni ’90 che ricordiamo con infinita nostalgia quell’epoca ci ritroviamo ancora a canticchiarla. Più consapevoli del significato, di quelle strofe che nonostante siano passati tanti anni sentiamo ancora nostre. Forse ancora più di prima.

A cantarla una ragazza dolcissima dal sorriso smagliante, Silvia Salemi, che con grande piacere ospitiamo sulle nostre pagine.

Oggi anche conduttrice, la possiamo seguire in seconda serata su Rete 4 con Piccole Luci. trasmissione giunta alla sua seconda stagione. Silvia Salemi è la narratrice di storie intense ed emozionanti di gente comune che ce l’ha fatta a uscire dal tunnel di dolore, disperazione e rivedere la luce.

La nostra chiacchierata inizia  ricordando la sua e la nostra canzone…

 Quando pensiamo agli anni 90 non possiamo non ricordare ” A casa di Luca” colonna sonora di tutti noi figli di quell’epoca credo senza eguali. Chi è Silvia oggi? Cosa invece è rimasto di quella ragazza dall’aria sbarazzina che conquistò la platea di Sanremo?

Penso ai miei 19 anni, a quando mi sono ritrovata a salire su quel palco per la prima volta insieme a tanti big. In me c’era una grande incoscienza e una grande fifa. Di quella Silvia è rimasta tutto e tutto si è evoluto, ho fatto altri percorsi, sono una mamma e mi sono messa in discussione tutti i giorni.
Più che un cambiamento è stata un’evoluzione, tanta musica, tanti dischi oggi è tutto in streaming è cambiato il mondo e questa è una cosa degna di nota.

 “Anni questi anni passati così. Aridi, sterili, vuoti. È l’era delle immagini. C’ha rubato il cuor. L’inventiva, le idee, le parole…”, parole che dopo 21 anni sono ancora così attuali. Cosa pensi di questa generazione che vive su Instagram dove si diventa famosi per un post, un ig stories?

Quelle parole facevano presagire che qualcosa sarebbe cambiato mentre raccontavamo una realtà. Ci stavamo per affacciare a un tempo in cui le immagini ci avrebbero tolto tutto. Saremmo arrivati a comunicare attraverso le immagini  e oggi siamo arrivati proprio a questo, quello che anticipava A Casa di Luca oggi è assoluta realtà.
Instagram come tutti i social sono una grande opportunità di visibilità, di guadagno, di sistema, ma non ci si deve far fagocitare, bisogna saper controllare queste macchine, usarle con una finalità di consumo e di utilizzo intelligente, non farci espropriare della nostra vita.
Siamo figli di questo tempo e dobbiamo cavalcarlo.

 Tanta musica ma anche tanta televisione, con piacere abbiamo scoperto una Silvia anche molto tifosa a Quelli che il calcio. Ti piacerebbe condurre un programma sportivo?

Da qualche anno mi occupo di conduzione con grande rispetto verso chi ha fatto tutta la vita il conduttore. Devo aggiungere che mi metto sempre in discussione e ci credo tanto. Per quanto riguarda il calcio in famiglia siamo tutti molto tifosi, le mie figlie, mio marito e ho accettato di partecipare a questa trasmissione che affronta con ironia un tema calcistico.
Non credo però che potrei condurre un programma sportivo, nel senso che non sarei all’altezza, non ho la giusta terminologia né la preparazione. E’ un po’ come chi parla di medicina, grande rispetto per chi sa farlo e deve continuare a farlo.

 La nostra redazione è formata esclusivamente da donne! Cosa ne pensi di questo numero sempre più crescente di quote rosa in un settore considerato di dominio maschile?

Dove ci sono donne ci sono sensibilità e intelligenza totalmente differenti da quelle maschili. Bene che ci siano i confronti, bene che ci siano le differenze perché sono sempre foriere di novità, portatrici di innovazioni, portatrici di mettersi in discussione. Mischiare le differenze, metterle sul tavolo è sempre intellingente. Se ci sono le donne come dicevo c’è una sensibilità diversa, le cose vengono viste da un altro aspetto, un’altra angolazione. E’ inevitabile che in mondo dove le donne escono di case e non sono più gli angeli del focolare, ma sono dei riferimenti familiari e se vogliamo anche professionali  è normale che poi vadano a finire in tutti gli ambiti, dalla tv alla finanza, alla comunicazione, ad alto livello manageriale. E’ normale che la donna si muova in tutti i settori com’è giusto che sia. Storicamente oggi la donna è più impegnata fuori casa e deve essere così. Sono argomenti così ampi e complessi che non basterebbe una sola intervista!

 Sei di origine siciliana, com’è nata la tua passione per i colori giallorossi?

I colori giallorossi sono nella mia natura. I colori della Sicilia, sole, arance, una scelta di vita! Da bambina sono arrivata a Roma per la prima volta a 8 anni respiri la città e la presenza della squadra del cuore, dello stadio, dei tifosi, un amore naturale, un colpo di fulmine, diciamo così!

Ora facciamo un gioco: associa una canzone a un calciatore (anche del passato)…

Alla canzone italiana per eccellenza Volare, ovvero Nel blu dipinto di blu associo Diego Armando Maradona, grande fantasista in campo che resiste ai tempi, alle mode: è il sempre del calcio,  così come Volare è il sempre della musica.

 Parliamo un po’ di calcio giocato… più volte abbiamo scritto di questa stagione altalenante della Roma, che fa soffrire e innamorare nel giro di poco. Tu come vedi il bicchiere? Mezzo pieno o mezzo vuoto?

Questa è una domanda difficile perché che colpisce il cuore di una tifosa! Mi fa rimanere sospesa perché è una squadra capace di farti tantissime giocate entusiasmanti, grandi partite, porta risultati porta gioco,  ti diverte e ti appassiona poi perde con squadre inferiori Quel bicchiere è esattamente come la Roma, mezzo pieno e mezzo vuoto!

 Credi che il motivo di questa stagione altalenante sia dovuto soprattutto alla campagna acquisti?

A parte alcune idee che tengo per me in quanto spero suscettibili di cambiamento, entro l’anno credo che qualcosa può ancora migliorare. Parliamo di una squadra che ha fatto una campagna acquisti importante legata soprattutto ai giovani che hanno bisogno di tempo, ma non sempre questo tempo c’è. Speriamo che queste capacità diano presto un’iniezione di fuoco e di potenza a questa squadra.

E ora CSKA… cosa ti aspetti?
Mi aspetto una vittoria grande bella poderosa forte! Cos’altro aggiungere!

Hai mai fatto qualche piccola follia per la tua Roma?

La follia che faccio per la Roma è una follia che faccio da una vita, da siciliana dovrei avere per statuto la mia squadra del cuore siciliana. Tutti i siciliani poi tifano per Inter, Milan, Juve; mio fratello è juventino e io ho dovuto lottare per salvaguardare questa mia appartenenza calcistica di tifo e di amore.
La follia la porto dietro da una vita: il mio essere siciliana la porta bandiera di questa grandissima passione.

 Dolcissima mamma di due splendide ragazze…se un giorno ti portassero in casa un fidanzatino laziale?
Dopo ottimi manicaretti e abbracci da donna sportiva quale sono accetterei il male minore, importante che siano amore e rispetto se devo accettare un difetto accetterei solo che fosse della Lazio, perché no! La passione per una squadra va rispettata anche se si tifano colori diversi.

Per finire vorrei tornare di nuovo ai versi che ho citato prima… l’era delle immagini… credi che tutta questa esposizione mediatica, questi calciatori spesso famosi più per la cronaca rosa che per le loro gesta in campo, possano far bene al calcio?

Credo che il fatto di essere esposti faccia parte del gioco, lo sportivo il calciatore ci deve dimostrare qualcosa, non soltanto la capacità di esposizione mediatica. Noi dobbiamo concentrare la nostra attenzione su quello che fa sul campo non su cosa si fa nel privato. I social, i media fanno parte del gioco: purché poi si portino a casa dei risultati.

 

Giusy Genovese