Alla vigilia del primo anniversario della tragica scomparsa di Diego Armando Maradona, il Napoli ha sfidato, eccezionalmente di mercoledì pomeriggio, lo Spartak Mosca, nel quinto e e penultimo match della fase a gironi dell’Europa League.

Unico precedente storico tra le due squadre risaliva al 1990, in quella che all’ora si chiamava “Coppa dei Campioni” (attuale Champions League): ultima partita di Maradona in maglia azzurra ai massimi livelli europei. 

31 anni dopo il Napoli ritorna nella capitale russa per confermare il primo posto in classifica.

Unico obiettivo: vincere .. . ma così non è stato e, in virtù del 2-1 per lo Spartak, i ragazzi di Spalletti vengono raggiunti al 1° posto e rimandano la qualificazione.

Perchè a parole sembra tutto così semplice, ma la formazione partenopea ha dovuto fare i conti con assenze pesanti. 

“Le difficoltà aiutano le persone normali a diventare delle persone stupende con un destino straordinario”.  

Queste le parole espresse da Luciano Spalletti durante la conferenza stampa prepartita. Già perché tra i grandi assenti del match si annoverano Demme (da poco negativo al Covid), Politano e Zanoli (positivi), Ounas, Anguissa, Insigne e l’indiscusso trascinatore della formazione, Osimhen. 

È il giovane attaccante, classe ‘98, a preoccupare gli animi della tifoseria e della società partenopea.

Vittima di un pericolosissimo scontro al 55’ del big match di scena al Giuseppe Meazza con Milan Škriniar, che l’ha costretto ad abbondare il campo, il giovane Victor è stato condotto prima all’ospedale Niguarda per primi accertamenti e poi condotto a Napoli per poter essere operato. 

A coadiuvare la pesante operazione, durata 3 ore con l’inserimento di 6 placche e 18 viti, sono stati il Responsabile Sanitario del club azzurro Roberto Canonico e il chirurgo Gianpaolo Tartaro che ha spiegato il grave esito dello scontro:  

“Schiacciamento dello zigomo, dove l’orbita oculare è uscita dalla cavità […] una situazione molto complessa […] nella parte dell’urto si è creata una frammentazione di tutti i tessuti che vanno ricomposti e devono riposizionarsi”. 

I tempi di recupero in questo caso sono naturalmente lunghi e porteranno Osimhen a dover rinunciare alla partecipazione alla prossima Coppa d’Africa.

Prognosi di 90 giorni, che nella migliore delle ipotesi presuppone il ritorno in campo per la fine di febbraio. 

Il Napoli quindi dovrà sfoderare armi “segrete” per restare competitivo e tentare di mantenere la testa della classifica di Serie A.

Eppure il Napoli ha già giocato molte partite senza il colpo decisivo di Osimhen: Genoa e Salernitana, per citarne alcune.

Vittorie dure e sofferte certo, ma che dimostrano la qualità della panchina azzurra. 

“…abbiamo una rosa in attacco di un livello che ci consente di essere pronti a queste situazioni”, ha detto Spalletti, quasi a voler caricare l’ambiente e i suoi ragazzi.

Inevitabilmente Spalletti è costretto a rivedere i piani offensivi della squadra per ovviare all’assenza di Osimhen.

Occhi puntati su Mertens che nelle ultime settimane è stato impiegato spetto dal tecnico, soprattutto per dare fiato al nigeriano: 2 gol in 7 partite giocate finora dal belga che però ha caratteristiche fisiche molto diverse dal possente Victor. 

Dunque, nel caso in cui Spalletti avesse necessità di possenza ed elevazione, potrebbe puntare su Andrea Petagna.

E’ lui, il sostituto ‘naturale’ del numero 9 azzurro e per questo Spalletti questa estate ha evitato che partisse. L’ex SPAL consentirebbe all’allenatore di non stravolgere la sua impostazione tattica: tridente con prima punta di peso e due esterni d’attacco.

Utili alla causa, magari impiegati in gara in corsa o per far rifiatare i succitati colleghi di reparto, risultano essere anche Ounas e Lozano impiegato nel ruolo inedito di falso 9.

Riguardo l’attaccante nigeriano, “adesso inizia la vera partita, molto dipende da lui”, ha ribadito il dottor Tartaro.

E, proprio come in una partita, mentre Victor Osimhen dovrà cercare di continuare a lottare e superare anche questa prova importante per tornare presto in campo, il resto della squadra dovrà dimostrare di essere tale continuando a vincere e a convincere.

 

Rosaria Picale