Roma è sempre stata fin dall’antichità il punto nevralgico della storia.
“Tutte le strade portano a Roma” recita un antico detto.
Monumenti storici come il Colosseo, la rendono la “città eterna” per antonomasia.

Per la parte giallorosso della Roma capitolina, c’è un altro monumento, o meglio il luogo “sacro”: lo Stadio Olimpico. Entrare nella fossa dei leoni della versione moderna del Colosseo è sempre difficile, soprattutto se si risponde al nome di Luciano Spalletti.

Il suo passato romanista di certo non lo scorderà mai come egli stesso ha dichiarato: “quelle emozioni resteranno parte di me per sempre”.

Tanti anni ha passato il tecnico di Certaldo guidando la Roma, ben 6 stagioni. Nella prima parte della sua avventura romanista, portò in bacheca tre trofei (gli ultimi vinti dal club): 2 Coppe Italia e una Supercoppa Italiana.

Eppure la tifoseria giallorossa sembra aver dimenticato tutto ciò, ricordando di Spalletti solo ciò che successe nella seconda parte del suo mandato.

Facciamo un passo indietro e proviamo a capirne di più..

All’inizio del 2016, la società decise di esonerare il tecnico francese Rudi Garcia e di richiamare Spalletti per guidare la squadra fino alla fine del campionato, riproponendolo poi per la stagione successiva.

Se si tengono in conto solo i risultati, le due stagioni si possono considerare ottime, avendo conquistato prima un 3° posto in classifica, con annessa qualificazione in Champions e un 2° posto conquistato all’ultimo di un duello avvincente proprio con il Napoli.

La musica cambia, o meglio l’intera serie televisiva cambia, se teniamo conto della questione Totti.

Furono mesi che sui rotocalchi e nei programmi televisivi si parlava solo di questo scontro tra titani: Totti vs Spalletti.

Da una parte c’era Francesco, il Capitano, l’eterno Pupone, il figlio del popolo romanista; dall’altra c’era Spalletti, che d’altra parte era visto come il cattivo della favola, colui che aveva relegato il numero 10 in un angolo, concedendogli solo qualche pillola di campo nei minuti finali.

Eppure il loro “storia” era sempre stata ottima.

Come non ricordare gli anni di gloria di Francesco Totti tra il 2005 e il 2009: armonia, gioia e fiducia. Tutto ciò traspariva in quel rapporto allenatore-capitano.

Quando Totti fu vittima di quel pesante infortunio che sembrava destinarlo a rinunciare al sogno mondiale nel 2006, fu proprio Spalletti a visitarlo quotidianamente in ospedale per comunicare della squadra e dei progetti futuri.

Malgrado ciò, al ritorno di Spalletti a Roma, le cose cambiarono: le dichiarazioni del Pupone ai microfoni Rai, la presunta rissa sfiorata al termine di Atalanta – Roma del 2016 (finita 3-3 con gol in extremis di Totti) e i pochi minuti concessi al giocatore, dovuti anche ai numerosi infortuni, finirono per condurre il rapporto allenatore e tifoseria sul filo di una bomba ad orologeria pronta ad esplodere.

Situazione culminante che sfociò nei ripetuti fischi a Spalletti alla lettura della formazione in un Roma – Palermo del 2016. Fu la prima di una lunga serie culminata poi il 28 maggio 2017, giorno dell’ultima partita di Francesco Totti in un Olimpico gremito per Roma – Genoa.

Non fu un periodo semplice per nessuna delle due parti, sia per un allenatore impegnato a garantire il benessere di una squadra con un giocatore che a quarant’anni cercava indissolubilmente di essere presente con la chiara intenzione di non voler ancora appendere gli scarpini al chiodo.

“Non merito di essere fischiato. Io so quanta ossessione e quanta passione ho dato alla Roma. […] Ora sono al Napoli ma non sarò mai un nemico della Roma”.

Ciò aveva detto Spalletti durante la conferenza stampa prepartita Roma-Napoli.

I fischi sono arrivati ieri alla lettura del suo nome nella formazione partenopea seguito da cori da parte della tifoseria della Curva Sud. Roma non ha dimenticato ed è sempre stata dalla parte del capitano.

Spalletti Roma te schifa” e “Piccolo uomo rieccoti qua”, sono stati alcuni degli striscioni apparsi nel pomeriggio di ieri, chiaro monito nei confronti di Spalletti. “Piccolo uomo” così lo aveva definito Ilary Blasi in difesa del marito, “piccolo” in confronto al Totti “ottavo re di Roma” o “ultimo imperatore”.

La partita di domenica, ha sicuramente rinfiammato gli animi, con occasioni da entrambe le parti con varie occasioni ma non decisivi come la traversa o il gol in netto fuorigioco da parte di Osimhen. Parità in campo e sulle panchine con il rosso a Mourinho e a Spalletti, al termine del fischio finale.

Insomma una battaglia sotto tutti i punti di vista.

A proposito di punti di vista, Spalletti ha detto la sua anche sulla serie Sky Original “Speravo de morì prima”, tratta dall’autobiografia di Francesco Totti, dicendo che in un futuro uscirà anche la sua di versione sul capitolo Totti:

“Non voglio spoilerare il contenuto della fiction che farò su Totti in futuro. Il titolo sarà “Speriamo de morì tutti dopo”.

Insomma, le continue dichiarazioni sembrano allontanare la parola fine dalle pagine finali dell’eterna questione: Totti o Spalletti?

 

Rosaria Picale