Domenica il Sassuolo ha perso 3-1 con l’Atalanta e non è riuscito a conquistare il decimo posto in classifica. Boccone amaro per la squadra della provincia di Modena ma ancora di più per il suo tecnico, Roberto De Zerbi. 

Per lui, bresciano doc e cresciuto all’ombra dello stadio Rigamonti, battere la rivale squadra bergamasca avrebbe avuto sicuramente un altro sapore. Ma così non è stato e, tra rimpianti e riflessioni, si pensa già alla prossima stagione. In fondo si sa, mister De Zerbi è serio, preparato e molto studioso, fin da quando a correre dietro il pallone era proprio lui.

Calciatore non particolarmente brillante, centrocampista trequartista che arriva giovanissimo nelle giovanili del Milan. Abbandona il club milanese per poi militare principalmente tra la Serie B e la Serie C, Como, Lecco, Padova, Foggia. 

Colleziona 3 presenze in Serie A, con la maglia del Napoli e 5 in Champions League, con il Cluj, club della Romania: proprio qui, tra culture diverse,  si accorge di apprezzare il calcio anche da un altro punto di vista, quello della panchina. 

Si ritira presto – anche a causa di molti infortuni –  e comincia la sua avventura verso la strada da allenatore, conseguendo anche il patentino di Allenatore di base-Uefa B.  Studia libri su libri di calcio e osserva da vicino tecnici come Pep Guardiola. Lo stesso che, proprio di recente, ha dichiarato la sua ammirazione verso il gioco del Sassuolo. 

Roberto De Zerbi
Twitter Calcio in Pillole

La sua prima esperienza da allenatore arriva il 28 novembre 2013 quando firma il  primo contratto con il Darfo Boario, con cui retrocede dalla Serie D. L’anno successivo la svolta: diventa finalmente allenatore di una squadra professionistica firmando con il Foggia. 

Esperienza positiva per il bresciano, ma non si può dire lo stesso della sua prima esperienza in Serie A con il Palermo. La società rosanero, dopo 7 sconfitte consecutive in casa, lo esonera. De Zerbi non demorde e vola a Benevento ma, nonostante l’ottimo lavoro con la squadra, non riuscirà a salvare i sanniti dalla retrocessione.  Non segue il club campano in B, ma va a Sassuolo e debutta sulla panchina neroverde battendo l’Inter 1-0.

Il suo calcio è semplice, gioco basso a terra, flessibilità, possesso palla e niente schemi fissi.

”Un gioco basato sul divertimento, perché rende tutto più semplice, ma anche sull’organizzazione, perché l’organizzazione copre stati fisici imperfetti e limiti di personalità e poi esalta le qualità individuali”.

Alessandra Cangialosi