Aveva appena ritrovato il sorriso, Paulo Dybala.

Noi abbiamo bisogno di lui e lui di noi. (A.Pirlo)

 

Nella partita contro il Milan il Diez argentino della Juventus sembrava praticamente avviato sulla strada che ce ne avrebbe restituito i fasti. 

Il suo assist di tacco per la rete di Federico Chiesa incanta e ci ricorda di quali meraviglie sia capace l’attaccante argentino, la cui stagione è cominciata in maniera complicatissima.

Prima il lunghissimo recupero dalla ricaduta muscolare rimediata negli otto minuti in campo contro il Lione a agosto (scelta scellerata, quella del suo ingresso). Poi la gastroenterite, una seconda infezione, un lungo trattamento di antibiotici.

Il rientro in campo e il ritorno al gol sono adombrati dal botta e risposta con Andrea Agnelli a proposito del suo rinnovo. Un rinnovo il cui esito resta a oggi un incognita.

Di nuovo panchina, un piccolo affaticamento muscolare, si dice.

La sua titolarità contro il Diavolo, complice l’infortunio di Morata, sembrava finalmente aver scritto la parola fine al periodo no di Paulo.

E invece è arrivata la contusione al ginocchio contro il Sassuolo.

La lesione al collaterale che ne è derivata terrà Paulo Dybala almeno 15 giorni fuori dal rettangolo verde.

Un periodo veramente complicato per il Diez, che,  dopo il contagio da Covid 19,  sembra portarsi dietro una sorta di inusitata fragilità a livello muscolare e immunitario.

Paulo Dybala è sempre stato un calciatore integro: unica pecca, la lesione al bicipite femorale che ciclicamente ( una volta a stagione) lo colpiva.

C’è da dire tuttavia che ha sempre preso tantissime botte dagli avversari, fortunatamente tutte senza conseguenze.

Purtroppo domenica sera non è andata bene.

E poteva andare ancora peggio, per cui c’è comunque da non disperarsi.

Certo è che il tutto assume l’aspetto di una sorta di accanimento…

Fortunatamente – al contrario di quanto dica la narrativa – Dybala è un resiliente. Crediamo che ancora una volta ce la metterà tutta per tornare a indossare la maglia che tanto ha dimostrato di amare.

Con l’augurio che sia veramente l’ultimo gradino di questa faticosa salita personale cui è stato chiamato negli ultimi mesi.