Una società sportiva che fallisce dopo 100 anni di storia, costretta a ripartire dalla Serie D per colpa di imprenditori senza scrupoli e tanti giocatori costretti ad abbandonare il sogno di giocare a calcio, quello che conta. Una situazione di cui forse molti stanno ancora pagando le conseguenze.

Tra queste c’è la famiglia Berardocco all’interno della quale, giovedì scorso, si è sfiorato il dramma a Montesilvano (Pescara): il padre di Luca Berardocco, ex giocatore del Pescara e fino alla scorsa stagione tesserato con il Parma, ha tentato il suicidio.

Roberto Berardocco, 52 anni, ha minacciato il gesto estremo nella propria abitazione con un cappio al collo e un coltello in mano, pretendendo di parlare con il magistrato Gennaro Varone per mettere in luce la situazione di disagio vissuta dal figlio a seguito del fallimento del Parma. E’ stato lo stesso 52enne, dopo aver inviato centinaia di sms per annunciare il suo gesto, ad allertare il 112. Sono state necessarie tre ore di lunghe e tese trattative da parte dei Carabineri ma fortunatamente tutto è rientrato quando che Roberto Berardocco è riuscito a parlare con il Pm pescarese Varone.

Luca ora gioca in Lega Pro con la Carrarese ma le conseguenze e le ferite lasciate dal crac parmense sul figlio, hanno spinto il padre a pensare di compiere un gesto così definitivo.

Una situazione che dovrebbe far riflettere tutto il mondo del calcio nel quale, forse, servirebbe porre l’accento su ciò che di positivo muove questo sport in Italia a livello umano e sociale e non esclusivamente e meramente economico.

Francesca Di Giuseppe