Fu di Platini, Baggio, Del Piero e ancora prima di Sivori e Brady. Di grandi campioni, leggende del calcio, futuri allenatori e qualche meteora. Stiamo parlando della maglia numero 10 della Juventus, protagonista in questi giorni di un acceso dibattito sui pro e sui contro della possibile assegnazione a Federico Bernardeschi, il più papabile tra i candidati ad indossarla.

Gli annali della Juventus sono costellati di giocatori passati alla storia proprio con la casacca numero 10. Tra questi, in ordine cronologico, il primo nome è quello del centrocampista Giovanni Ferrari che, tra gli anni Trenta e Quaranta, vince per otto volte (di cui cinque consecutive) il Campionato Nazionale, conquista cinque Scudetti e una Coppa Italia.

E’ soprattutto la figura di Omar Sivori a spiccare tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta: il fuoriclasse argentino, acquistato dal River Plate nel 1957, si distingue da subito per una tecnica impeccabile e un buon dribbling, caratteristiche grazie alle quali diventa una stella del calcio internazionale. Noto anche per formare con i compagni Boniperti e Charles il cosiddetto “Trio Magico”, Sivori con la Juventus conquista tre Scudetti, altrettante Coppe Italia, indossa la maglia della Nazionale e nel 1961 vince il Pallone d’Oro.

Svestita la divisa della Roma, anche Fabio Capello durante la sua militanza in squadra indossa la casacca numero 10. Arrivato all’inizio degli anni ’70 a Torino, il giovane centrocampista vince tre Campionati ma torna soprattutto protagonista una trentina di anni dopo diventando l’allenatore della Vecchia Signora.

L’irlandese Liam Brady è stato il primo calciatore a vestire la maglia juventina dopo la riapertura del Campionato italiano di calcio agli stranieri, facendo da apripista al leggendario Platini. Ex dell’Arsenal, al suo arrivo alla Juventus nel 1980, indossa subito la numero 10 e vince due Scudetti.

Tre volte Pallone d’Oro (dal 1983 al 1985), tra il 1982 e il 1987 conquista una Coppa Italia, due Scudetti, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Uefa, una Coppa dei Campioni, una Coppa Intercontinentale. Stiamo parlando di Michel Platini, detto Le Roi, considerato tra i migliori giocatori del XX secolo. E, di conseguenza, tra i migliori numero 10 della Juventus per il suo bagaglio tecnico, la sua visione del gioco e il suo essere specialista del calcio di punizione.

Cresciuto nella Lanerossi Vicenza e maturato nella Fiorentina, Roberto Baggio, il Divin Codino, arriva alla Juventus nell’estate del Mondiale 1990. Giovanissimo, il giocatore fantasista, specializzato nel dribbling, tra il 1990 e il 1995 mette a segno 78 gol in 141 partite, vince uno Scudetto, una Coppa Italia e una Coppa Uefa, è vicecampione del Mondo con la Nazionale del 1994 e vincitore di un Pallone d’Oro.

Ma probabilmente il numero 10 della Juventus per antonomasia rimane Alessandro del Piero, il Pinturicchio. Arrivato in squadra nel 1993, a soli 19 anni, si fa subito notare per classe e tecnica e nel tempo, oltre alla prestigiosa casacca, veste anche la fascia di Capitano. La sua militanza nella Juventus finisce nel maggio del 2012: all’attivo 290 gol e oltre 700 partite giocate, sette Scudetti (di cui uno revocato nell’ambito delle sanzioni dell’inchiesta Calciopoli), una Coppa Italia, quattro Supercoppe italiane, un Campionato di Serie B (nel 2006-2007 quando la squadra fu retrocessa sempre per la suddetta inchiesta), una Champions League, una Supercoppa Uefa ed una Coppa Intercontinentale.

Con il ritiro di Del Piero, nessun giocatore indossa la maglia numero 10 sino all’estate del 2013; la pesante eredità del Pinturicchio viene raccolta da Carlos Tevez, attaccante argentino destinato al Milan ma che un blitz di Marotta dirotta verso Torino. Potente e abile nei dribbling, l’Apache (come viene soprannominato sin da piccolo per il nome del quartiere dove ha vissuto) nelle due stagioni alla Juventus onora al meglio il numero 10 con 50 gol realizzati in 96 incontri, due Scudetti, una Coppa Italia e una Supercoppa italiana.

Dopo Tevez, l’incontrista ambidestro Paul Pogba a soli 22 anni e alla 4° Stagione bianconera, nel 2016, diventa il nuovo numero 10; tra i motivi anche la volontà della Società di zittire insistenti voci di mercato che lo davano lontano dalla squadra (in effetti è dell’estate 2016 il suo trasferimento al Manchester United).

Non mancano curiosità legate alla leggendaria numero 10. Ve ne proponiamo alcune.

  • I numeri fissi delle maglie sono stati introdotti in Seria A dalla Stagione 1994-1995; prima il 10 era riservato al calciatore fantasista. In realtà, in epoche e situazioni diverse, l’hanno indossata anche calciatori che ricoprivano altri ruoli come Romeo Benetti , mediano dal 1976 al 1979 che in quelle Stagioni ha contribuito alla conquista di due Scudetti, una Coppa Uefa e una Coppa Italia.
  • La storia narra che Zinedine Zidane nel suo periodo bianconero è stato costretto a prendere il numero 21 perché il 10 era assegnato a Del Piero.
  • L’ex Commissario Tecnico della Nazionale Cesare Prandelli ha vestito estemporaneamente la numero 10 durante la sua militanza juventina agli inizi degli anni ’80.
  • Estemporanea la 10 lo è stata anche per Claudio Gentile, durante un Inter-Juventus giocata a San Siro nel 1977 e decisa da una rete di Tardelli.
  • Alexander Zavarov, il primo sovietico a militare in Serie A, ha indossato la maglia numero 10 (purtroppo senza grandi successi) nel 1988-89.
  • A Marino Magrin, successore ed erede designato di Platini, viene assegnato per non caricarlo di responsabilità il numero 8. Il 10 viene indossato all’esterno di origine friulana Luigi De Agostini.
  • Nell’anno che portava a Italia ’90 il numero 10 juventino è stato l’emergente centrocampista Giancarlo Marocchi.

Silvia Sanmory