La Juve cade sul terreno del Bengodi per mano dell’Hellas di Juric,  che vince senza rubare nulla a nessuno.

Questa Juventus proprio non riesce a convincere e – partita dopo partita – fa una fatica immane a vincere. 

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Tra le righe della trama bianconera affiorano problemi perpetrati troppo a lungo, risalenti già dall’estate scorsa: momento in cui la rivoluzione della rosa, che con il cambio di manico tutti auspicavano, non si è verificata.

Quella vista ieri a Verona – e ancor prima a Napoli, ma in generale molto spesso – è una squadra molle, senza spina dorsale, con la pancia piena e con evidenti difficoltà a trovare voglia e energie per lottare.

Ma la cosa più preoccupante che si evince è l’incapacità – o la negligenza, chi può dirlo con certezza? – di affidarsi in toto alla nuova guida. 

Che sul passaggio da Allegri a Sarri potesse essere insidioso, lo avevamo messo in conto tutti. Che tuttavia risultasse così ostico, sembra veramente eccessivo.

Sarri dal canto suo, dopo un inizio sicuramente positivo in cui ha dato buoni segnali seppur a corrente alternata, al momento naviga nella confusione più totale. In particolar modo la gestione del reparto d’attacco lo ha messo profondamente in crisi e questo si ripercuote sulla lettura delle partite da parte del mister.

Che l’allenatore abbia un debole per Douglas Costa non è un mistero per nessuno e che sia passato al modulo con il rombo al centrocampo solo per assenza del brasiliano è cosa più che palese.

Tuttavia il passaggio al 4312, malgrado la difficoltà di trovare un trequartista all’altezza, ha avuto il merito – il grosso merito – di fare scoprire a tutti la brillante affinità tra Ronaldo e Dybala, rilanciando appieno il fantasista argentino che ha offerto prestazioni di altissimo livello.

Dybala si è rivelato – o confermato a seconda di come la si voglia vedere – il vero motore della Juventus. L’uomo che tiene unite le fila della trama di questo tappeto che fa difficoltà a restare unito. 

La sua intesa con CR7 è cresciuta partita dopo partita smentendo tutti coloro che per un motivo o per un altro li volevano incompatibili.

Improvvisamente Sarri, con il recupero di Costa, decide di accantonare la coppia portoghese-argentina e di varare un 433 con al centro un Higuain.

Un Higuain in evidente  fase calante, che – a mio modesto avviso – non ha più né la condizione, né lo smalto per fare il centravanti titolare. Il Pipita ha perso rapidità e lucidità e questa cosa non si può più nascondere. 

Dal canto suo Costa, dopo due sole (due sole!) partite di fila, si infortuna nuovamente.

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Caro Sarri, mi chiedo, che senso ha puntare tutto sul brasiliano? Può essere bravo quanto vuoi, ma che garanzie offre? Pochissime, pari a 0. Un rischio troppo altro, che nessun Douglas Costa può valere. E soprattutto non vale la Joya in panchina. 

La prima parte di stagione ci ha detto che Ronaldo e Dybala sono i migliori della rosa: ecco, questo è un punto di certezza dal quale cominciare. È poco, è abbastanza? È un inizio: e Sarri se lo dovrebbe tenere ben stretto invece di continuare a mescolare le carte del mazzo alla ricerca dell’ undici perfetto ( che non avrà mai).

Tutti gli altri si accomodano in panchina. Situazione di difficile gestione? Ahimè, sì. Ma l’allenatore della Juventus questo deve fare: gestire situazioni difficili. 

Non è molto, ma è un inizio. E Sarri ha disperatamente bisogno di un inizio.  Un punto di partenza per cercare di fare luce su tutto ciò che non funziona ( e la lista è lunga, credetemi).

Altrimenti il gioco, che si è fatto decisamente duro, rischia di non avere nessuno di quei duri che dovrebbero cominciare a giocare. 

E di tempo a disposizione non ce n’è più.

Daniela Russo