“Stasera, dopo che abbiamo preso gol, siamo stati più titubanti”, dice Luciano Spalletti commentando la partita nel dopo gara durante la conferenza. Concetto confermato da Politano che in zona mista ammette che dopo il gol il gruppo si è ‘abbassato’ tanto e non solo soltanto sul campo. Un atteggiamento che mal si concilia con quel “corri e lotta” che fiero sventola giù dalla Nord che, soddisfatta del lavoro svolto dalla società, gliene rende omaggio.

Un primo tempo ben gestito dai ragazzi di Spalletti che hanno sempre pressato e messo in difficoltà il Torino con palla al piede e in velocità sulle fasce riuscendo a gestire con fluidità manovra e possesso poi eclissati da una seconda frazione di gioco che ha reso ai granata terreno e risultato.

Blackout nerazzurro: dopo la prima rete realizzata dal Gallo Belotti e la complicità di Handanovic in serata no, gli uomini di Spalletti sembrano non riuscire più a trovare idee né schemi e, mentre l’Inter naufraga in balia alla confusione, il Toro tira fuori testa e corna assediando San Siro.

Nella ripresa fa ingresso in campo un altro Torino: cinico e affamato al cospetto di un’Inter troppo serena prima, adagiata a tratti, e sempre più stanca e convulsa col passare dei minuti. Crollati dopo il gol del 2-1, i nerazzurri affondano in una resa ingiustificata e intollerabile non tanto per i punti e per la classifica di cui al momento ci si cura poco, quanto per la partenza ingolfata, che mette in discussione un motore che pareva ruggente tanto da poter ambire al podio e che invece ha sprecato una poleposition. Al contrario però dell’inceppo iniziale non si può non curarsene.

Così male solo con De Boer e Gasperini e se la memoria non inganna il dato non è poi così rincuorante: un punto in due partite, risultati che in quel di Nanchino non faranno di certo piacere soprattutto dopo il mercato svolto.

A deludere meno però,  proprio i figli di questo  mercato al contrario dei veterani a partire dal Capitano.

Icardi la competizione è alta! C’è ancora da lavorare se vuoi essere tra i top

‘Altro pesante fardello a discapito del capitano nerazzurro, la freddezza a volte latitante nel riuscire a determinare quelle partite “obbligatorie” da vincere. Un top player, in tal senso, è colui che in una partita come quella di ieri la mette dentro senza remore di nessun tipo’.

Così scrivevamo dopo Inter – Sassuolo della scorsa stagione su Icardi che aveva lisciato di tutto, fallendo tutto ciò che non avrebbe dovuto.

Il numero 9 visto in campo in queste prime due partite della nuova stagione è un Icardi  più maturo: nella partita a Regio Emilia ha calciato in porta più di un paio di volte da fuori area mancando lo specchio di poco più; nella scorsa stagione su 94 tiri totali soltanto erano da fuori l’area piccola (il 12.8%).

Ieri sera in campo contro il Torino sponde, cross e perfino l’assist rivelatosi vincente servito a Ivan Perisic nell’azione che ha portato al gol dell’1-0.

Lo scorso anno l’argentino ha messo a segno 29 reti ma concretizzato un solo assist servito a Eder, ironia della sorte, proprio contro il Torino a San Siro.

Numeri alla mano l’Icardi 2018-19 sembrerebbe più altruista, muovendosi di più rispetto anche alla scorsa stagione, numeri che potrebbero solo far felici gli interisti che fino a questo momento recriminavano al Capitano una scarsa mobilità.

Tutto piacevole se non fosse che Maurito ricomincia come aveva finito – nel peggiore dei modi – sbagliando lì dove e quando non può e non deve sbagliare. Il cecchino, che fino a Sampdoria – Inter della passata annata lasciava poco scampo e fantasia ai goalkeeper avversari, adesso inizia a graziarli fin troppo spesso.

Non soltanto Mauro Icardi perché se Ausilio si tiene stretto il suo Capitano, mantenendo ben salda la presa (e non a torto), c’è qualcuno la cui presa convince meno: Samir Handanovic. Lo sloveno su entrambi i gol detiene una dose di colpevolezza non indifferente.

Se sulla prima rete si è fatto bluffare da un Andrea Belotti qualunque che, in match come quello in questione, dimostra che tutto può essere fuorché uno qualunque, nella seconda la dose di colpevolezza del buon Handanovic potrebbe lievitare e pure di un po’: praticamente  la palla, innocua  da agguantare, inspiegabilmente se la lascia  guizzare via restando inerme ad osservarla trascinarsi in porta mettendo il risultato in pari. Tra un guizzo e un altro, che ad Ausilio possa venir il guizzo di genio e pensare ad un’alternativa?

Egle Patanè